E noi dobbiamo insegnare con la memoria ai nostri ragazzi che le soluzioni per le grandi sfide dei nostri tempi si trovano attraverso percorsi di pace. Percorsi di sangue e violenza vanno sempre isolati e ripudiati». «Il 16 marzo del 1978 - racconta - è uno di quei ricordi che si fissano nella mente in modo indelebile. Io ricordo che mi trovavo nel reparto di emodialisi del policlinico Gemelli. Lì c'era un televisore. Hanno interrotto le trasmissioni per annunciare che era successo un fatto molto grave a poche centinaia di metri dal Gemelli. In quel momento non si comprendeva ancora cosa fosse accaduto ma si disse che riguardava il presidente Moro e la sua scorta. Poi ricordo cosa accadde in città nelle settimane successive, il clima cupo in cui cadde la Capitale e la Nazione. Spesso percorrevo queste strade e qui c'erano posti di blocco che chiedevano, magari ad un giovane medico come me che tornava di notte dall'ospedale, di aprire il portabagagli per perquisire la macchina».
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