È stato il presidente della I Corte d'appello, Andrea Calabria, infatti, dopo aver motivato la decisione di rinviare l'udienza al 14 novembre per l'inizio del processo, a segnalare l'opportunità di affrontare quel giorno un problema importante sollevato dalla parte civile (gli avvocati Fabio Anselmo e Alessandra Pisa): quello della qualificazione giuridica del fatto. Il processo di primo grado si è svolto per l'accusa di eccesso colposo per uso improprio dell'arma, e adesso il primo motivo dell'appello della parte civile è stato per il riconoscimento dell'omicidio volontario. Per il resto, il Pg Pietro Catalani a inizio udienza ha segnalato l'assoluta necessità di sentire in aula i consulenti medico-legali di accusa e difesa, nonchè un brigadiere. Tutto ciò, ritenendo la non esistenza di proporzione tra l'azione dell'imputato e il pericolo effettivo del momento. La Corte si è riservata di decidere, dopo aver affrontato a novembre la questione della qualificazione del reato.
«Sono felice.
L'avevamo detto fin dall'inizio. Speriamo sarà accolta la nostra richiesta per contestare l'omicidio volontario». Tra le lacrime, sono le uniche parole dette da Claudia Budroni, alla fine dell'udienza del processo d'appello per la morte del fratello durante un inseguimento sul Gra di Roma. Stessa soddisfazione espressa dal suo legale, l'avvocato Fabio Anselmo: «Sono estremamente soddisfatto - ha detto - Non è solo una questione di soddisfazione personale, ma di giustizia. È indubbio che la morte di Dino sia di una gravità inaudita, e ci batteremo per avere giustizia».
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