L'addio all'Alberone, Proietti: «Non possiamo lasciarlo morire così»

L'addio all'Alberone, Proietti: «Non possiamo lasciarlo morire così»
di Gigi Proietti
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Domenica 9 Novembre 2014, 06:07 - Ultimo aggiornamento: 09:20
Con l'albero dell'Alberone, detto esso stesso alberone, io ci sono cresciuto. Ho frequentato il Liceo Augusto, che sta proprio lì di fronte e me lo sono visto davanti, per anni, praticamente tutti i giorni. A quei tempi era una quercia. L'albero dell'Alberone (il quartiere prende il nome da lui) è sempre stato un punto di riferimento. Non può e non deve morire. Bisogna ripiantarlo subito, magari una quercia, come era ai miei tempi di ragazzo. La quercia è un albero antico, forse (per carità, io non sono un botanico, né un esperto di alberi) un po' più resistente del povero leccio che pure è della famiglia delle querce, ma si è ammalato ed è crollato sotto i colpi del vento. In più la quercia è un simbolo romano di eccellenza, di gloria, di longevità e solidità.

La mia è solo un'idea, naturalmente. L'importante è che si ci dia tutti da fare per restituire quanto prima l'albero all'Alberone. Commovente e molto significativo che la gente del quartiere abbia fatto il funerale al povero leccio che se n'è andato Senza il suo albero l'Alberone (che poi sarebbe l'Appio-Latino, ma nessuno se ne ricorda più) diventerebbe un luogo snaturato e, lasciatemelo dire, meno nostro, meno romano. Siamo sempre più poveri di punti di aggregazione, vediamo di non perderci questo, così legato alla vita della città.