Scandalo rifiuti, ecco il sistema delle telefonate: «Tanto decidiamo sempre noi»

L'ingresso della discarica di Malagrotta
di Sara Menafra
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Domenica 19 Gennaio 2014, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 11:15
Considerava una base operativa la sede della Provincia di Roma, almeno dopo l’elezione a sindaco di Gianni Alemanno. Vera o millantata che fosse questa posizione, è così che il dirigente della struttura commissariale ai rifiuti, Arcangelo Spagnoli, uomo chiave dell’entourage Cerroni, deceduto nel 2012, parlava di sé al telefono con Fabio Ermolli, responsabile della sezione romana dell’Arpa fino a pochi giorni fa. E lasciava intendere che qualunque fosse stato il colore politico dei partiti di governo, alla fine avrebbero deciso tutto loro, i tecnici che avevano in mano le carte.



I giochi di squadra La telefonata risale a pochi giorni dopo le elezioni del 5 maggio 2008 che avevano portato Alemanno alla guida del Campidoglio, Nicola Zingaretti alla Provincia e Renata Polverini alla Regione. Il discorso parte dalla sconfitta della sinistra al Comune. Spagnoli: «Nessuno si prende le responsabilità, la sinistra suicida… una serie di concause che hanno determinato un risultato… peraltro fortemente insperato dall’altra parte»; Ermolli: «Senti ma adesso che… quel discorso lì, vanno avanti… come li vedi?»; Spagnoli: «Eh adesso niente… Alemanno farà la giunta… noi stiamo alla Provincia e qua… al nazionale c’è Berlusconi (sbadiglia) bi…bisogna inventarsi altri giochi di squadra, i punti di riferimento sono saltati…».



Il «nostro» Secondo la carte raccolte finora nell’inchiesta che ha portato ai domiciliari Manlio Cerroni e altre sei persone, Spagnoli all’epoca non aveva un motivo formale per considerarsi «alla Provincia». La struttura commissariale, fino a poco prima in carico alla Regione era sospesa e lui, dal 2006 in avanti presiedeva il consorzio misto pubblico privato Lazio Ambiente, di cui ha gestito la liquidazione. Eppure è così che si presentava, come un gestore al quale la politica poteva essere sottomessa. Proprio Spagnoli ed Ermolli sono gli unici su cui le verifiche della Guardia di finanza abbiano trovato soldi «sospetti»: Spagnoli avrebbe percepito 3 milioni di euro, trasferiti all’estero. Ermolli, invece, ha avuto consulenze dalle aziende di Cerroni e comprato in contanti una casa da 500mila euro nell’anno, anche in questo caso il 2008, in cui ne dichiarava al fisco 169mila euro. Nella conversazione in questione, scrivono i carabinieri del Noe, i due si accorderanno per ottenere la nomina di Ermolli a responsabile di Roma all’interno dell’agenzia regionale sull’ambiente Arpa. La conversazione prosegue. Spagnoli: «Qui siamo in attesa che appunto decidano su alcune questioni… dobbiamo vederci la prossima settimana per capire le urgenze, De Filippis vuole vedermi lunedì mattina per concordare le linee strategiche per questa attività senti c’abbiamo il nostro (Cerroni ndr) che… ormai gira dappertutto come una mosca impazzita»; Ermolli: «Si eh?»; Spagnoli: «Eh si, me l’ha detto pure De Filippis».



Il consigliere amico Spagnoli si vantava di avere contatti con la politica anche coi dirigenti delle aziende del ras. Sempre nel 2008, telefona a Francesco Rando, amministratore di Malagrotta. E anche in questo caso parla di contatti con la politica da curare. Spagnoli: «Siccome c'è un consigliere comunale mio amico che sarà presidente di commissione tra poco, anche se non è una commissione ambientale... Mi aveva chiesto se era possibile accompagnarlo a visitare Malagrotta. Ci sono problemi? E’ uno del nostro .... del mio gruppo, quindi non c'è problema....»; Rando: «Non ci stanno problemi....quando lo vuol fare però?».
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