Ostia, il commissario Vulpiani: «La criminalità ha i suoi tentacoli, abbiamo un dossier con 71 casi»

Ostia, il commissario Vulpiani: «La criminalità ha i suoi tentacoli, abbiamo un dossier con 71 casi»
di Mirko Polisano
3 Minuti di Lettura
Venerdì 12 Maggio 2017, 08:23
Prefetto Domenico Vulpiani, a capo della commissione straordinaria del X Municipio, due attentati incendiari in due giorni, a Ostia si torna a parlare con le intimidazioni?
«Ci sono indagini in corso e sui due casi sta lavorando la Procura. La criminalità organizzata ha di sicuro ancora i suoi tentacoli sul territorio e la gente deve fare da muro. Bisogna che ci sia una cortina netta, una divisione tra il bene e il malaffare».
Adesso spetterà alle forze dell'ordine fare luce sulla vicenda, eppure è particolare che episodi del genere si verifichino in un territorio che si avvia alla fine di un periodo di commissariamento...
«Le forze dell'ordine svolgono sempre un gran lavoro. E in loro abbiamo sempre piena fiducia e a loro diamo tutto il nostro appoggio. Noi però, come ho ribadito più volte, non ci occupiamo di indagini. Non facciamo indagini ma noi abbiamo il compito di rimettere in moto e far funzionare la macchina amministrativa».
Quali sono ancora gli appetiti che fanno gola a Ostia e dintorni?
«Troppi. Vede questa mappa? (indicando una cartina del litorale di Ostia) ci sono 71 caselle, una per ogni stabilimento balneare. Come se ogni struttura avesse un suo dossier. E noi abbiamo fatto la radiografia a ognuna di queste. Abbiamo scoperto quanto pagavano di canone demaniale, quanti arretrati avevano e abbiamo resto tutto pubblico nell'ottica della trasparenza amministrativa. Nessuno prima di noi aveva fatto questo. La prima volta in tanti anni di vita amministrativa del Municipio».
C'è chi però al vostro pugno duro, si è opposto facendo ricorsi su ricorsi...
«Proprio ieri il Tar ci ha dato ragione su due procedimenti che avevamo in sospeso. Due casi su cui il nostro modo di operare è stato riconosciuto corretto dal tribunale amministrativo: la Casetta e il Faber Beach. Nel primo c'era una concessione scaduta nel 2012 che nessuno ha mai rinnovato e il gestore continuava a esercitare senza avere i titoli; nel secondo c'è stato un problema di requisito della moralità, oltre a un errore amministrativo sull'acquisizione della concessione demaniale».
Che situazione ha trovato in questo territorio?
«Noi abbiamo riportato la barra dritta della legalità negli uffici. Quando siamo arrivati questo Municipio era una zona franca, dove chiunque poteva entrare nei vari dipartimenti e agire indisturbato o infastidire il personale. Noi abbiamo riportato il rispetto delle regole. Abbiamo osservato e studiato i dipendenti e capito chi lavorava seriamente e aveva voglia davvero di lavorare e di provare a cambiare le cose e chi, invece, aveva atteggiamenti poco trasparenti e nei confronti di queste persone, ovviamente abbiamo preso dei provvedimenti. Grazie alla rotazione prevista dalla normativa, alcuni di loro sono stati spostati in altre sedi».
Ecco, siamo quasi alla fine di questi due anni di commissariamento che si concluderà tra settembre e ottobre, che territorio lascia, invece?
«Non so se riusciremo a concludere tutti i percorsi che abbiamo intrapreso, ma una volta che è partito il processo non si dovrebbe tornare indietro, anche dopo la fine del commissariamento. L'obiettivo è quello di avviare dei percorsi che diventino irreversibili: dalle spiagge, al commercio, al progetto di riqualificazione delle aree degradate. I tempi sono lunghi perché abbiamo lavorato sul piano amministrativo. Speriamo tra qualche anno di vederne la conclusione. Da cittadini e non più da amministratori»
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA