Molestie e insulti a ex presidente comunità ebraica Pacifici: stalker verso il processo

Molestie e insulti a ex presidente comunità ebraica Pacifici: stalker verso il processo
di Adelaide Pierucci
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Lunedì 29 Gennaio 2018, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 19:10
All'inizio gli rivolgeva solo parole di ammirazione. La venerazione si era trasformata in infatuazione e, non ricevendo risposte, in accanimento che sfogava con parole cariche di odio: «Per gente come te, dovrebbero riaprire i campi di sterminio». Una quarantenne pugliese per anni ha tenuto sotto scacco l'ex presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, con messaggi, telefonate di giorno e di notte e pedinamenti negli incontri pubblici . Per lei, adesso i pm hanno chiesto il processo con l'accusa di stalking. La donna non ha frenato il suo slancio persecutorio neanche quando a piazzale Clodio è stato firmato il divieto di avvicinamento e quello di comunicare con qualsiasi mezzo con la vittima e coi familiari. L'ordinanza notificata all'indagata nel luglio scorso, è stata violata pochi giorni dopo, con messaggi e tentativi di chiamate tramite Messanger. Tanto da rendere necessario l'obbligo di dimora. Non potrà uscire dalla sua città.

I primi messaggi risalgono al 2008. Le parole di ammirazione si mescolano a quelle di solidarietà contro i fatti di cronaca firmati dai movimenti di destra. Messaggi pervenuti all'inizio sulla mail della Comunità, a cui l'allora presidente non riserva particolare attenzione. Il primo allarme scatta nell'aprile 2015 quando la donna nell'esprimere a Pacifici cordoglio per la morte del rabbino Toaff, si dichiara innamorata e lo rimprovera di non aver ricevuto mai risposte, «anche solo con un grazie». «Quando risponderà - avverte - sarà sempre troppo tardi». Perso il freno inibitorio, allora passa alle offese, e quindi alle minacce di morte. Cambia sei profili facebook, ne attiva anche con nomi falsi pur di spiare, seguire, parlare con la vittima, per accusarlo pure di non avergli restituito dei libri. Pacifici denuncia all'inizio del 2017. «Non ho mai conosciuto quella donna - dichiara agli investigatori - E i libri potrebbero essere stati rispediti al mittente per una questione di sicurezza».
 
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