Sono arrivati altri pacchi senza che se ne sia saputo nulla?
«Non sono a conoscenza di altri episodi come quelli accaduti a Roma negli ultimi giorni. Ma sicuramente, sia nella capitale che a Milano, continua senza sosta l’iniziativa di chi riempie i muri di svastiche e scritte antisemite. Su internet è tutto un fiorire di attività. Recentemente su Radioislam (un’associazione che diffonde a livello internazionale messaggi contro il sionismo parlando di «razzismo ebraico», ndr) è ripresa la pubblicazione di liste di ebrei impegnati in politica».
Con minacce esplicite?
«No. Senza minacce. Ma l’intento è chiaro: ecco chi sono, ecco cosa fanno, ecco dove lavorano. Stormfront, un altro gruppo che propugna le stesse idee, continua la sua attività nonostante la condanna processuale di quattro aderenti. Bisogna prendere atto di una realtà: l’antisemitismo anche in Italia ha cifre altissime. La Destra italiana, dopo aver preso coscienza di quelle che è accaduto, ha lasciato alla sua destra un’ala estremista che impugna tuttora certe bandiere».
L’antisemitismo cresce anche in Italia?
«Non so. Ma certamente le percentuali sono a due zeri. Le teste di maiale spedite a Roma alla Sinagoga, all’Ambasciata di Israele e a un centro di cultura ebraico altro non sono che l’ennesimo sintomo di un malessere, oltre che un segnale di odio».
La crisi economica fa parte del malessere?
«Quando ci sono lunghi periodi di crisi economica e sociale l’antisemitismo si riaffaccia nella Storia. Un classico. L’uomo, in certe fasi, ha bisogno di spiegarsi fenomeni che non riesce a capire altrimenti e finisce per cercare fuori di sé. Perché perdo il lavoro? Perché ho meno soldi mentre sembra che altri ne abbiano ancora? Perché gli altri stanno meglio di me? Cercare una spiegazione in se stessi non è facile. Gli ebrei sono un perfetto capro espiatorio. Il capo dei cosiddetti Forconi, in un’intervista di pochi giorni fa, ha parlato del ruolo dei banchieri ebrei nella crisi. Il meccanismo si ripete».
Si può fermarlo?
«Si può raccontare alle nuove generazioni senza sosta e senza timore di ripetersi quello che è accaduto e perché. Non ci si deve mai stancare di dire a cosa possono portare l’ignoranza e il pregiudizio. Purtroppo bisogna farlo citando episodi terrificanti, come lo sterminio di milioni di esseri umani. Di qui l’importanza di ricorrenze come il Giorno della Memoria».
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