Carcere di Rebibbia, la denuncia: «Detenuto tenta di ferire un medico». Agente ferito

Carcere di Rebibbia, la denuncia: «Detenuto tenta di ferire un medico». Agente ferito
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Giovedì 22 Febbraio 2018, 11:41
«Ieri pomeriggio, verso le ore 15:00, al Reparto detentivo G11, un detenuto di 45 anni è improvvisamente andato in escandescenza nell'infermeria. Prontamente bloccato da un poliziotto penitenziario di servizio mentre tentava di aggredire il medico, l'energumeno ha provocato all'Agente la fuoriuscita di una spalla che ha determinato prognosi di 30 giorni. Ovviamente l'uomo è stato denunciato, ma questa è l'ennesima violenza annunciata contro appartenenti alla Polizia Penitenziaria sempre più vittime della follia criminale di delinquenti che continuano ad alterare l'ordine e la sicurezza in carcere anche in virtù di una debole e sterile risposta in termini disciplinari e penali. Basta! Non ne possiamo più. Si adottino subito urgenti provvedimenti per bloccare tutte queste incontrollate violenze tra le sbarre». Così in una nota il Segretario Generale del Sappe, Donato Capece, torna a denunciare la grave situazione penitenziaria regionale.

«La situazione nelle carceri del Lazio, dove oggi sono detenute 6.326 persone rispetto ai circa 5.000 posti letto è sempre tesa ed allarmante. I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti nelle celle delle carceri del Lazio nell'interno anno 2017 sono inquietanti: 783 atti di autolesionismo, 62 tentati suicidi, 738 colluttazioni e 95 ferimenti. I suicidi sono stati 8 mentre i detenuti deceduti per cause naturali sono stati 9. Sono state, infine, 4 le evasioni da penitenziari laziali. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario 'apertò, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria - aggiunge - Nelle carceri di Viterbo (129) e Frosinone (127) si sono contati il più alto numero di atti di autolesionismo, mentre è nelle carceri romane di Rebibbia (17) e di Regina Coeli (15) che la Polizia Penitenziaria ha sventato in tempo tentativi di suicidio di detenuti». Per il SAPPE «lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti - lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività - è controproducente perché lascia i detenuti nell'apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti». E la proposta è proprio quella di «sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili».

Capece torna a sottolineare l'alto dato di affollamento delle prigioni italiane: «oggi abbiamo in cella 58.087 detenuti per circa 45mila posti letto: 55.646 sono gli uomini, 2.441 le donne. Gli stranieri sono il 35% dei ristretti, ossia 19.818. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e se non accadono più tragedie più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Un esempio su tutti: negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 18mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze».

Critico, infine, il giudizio del SAPPE sulla riforma dell'ordinamento penitenziario all'attenzione del Parlamento: «I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni - che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante - sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria». 
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