«FINANZIAMENTO REGISTRATO»
La conoscenza con Salvatore Buzzi è risalente nel tempo: «La 29 Giugno era considerata un fiore all'occhiello nella sinistra romana. Ricordo che quando fu fondata io non c'ero ma era presente Pietro Ingrao e tante persone impegnate nel recupero dei detenuti». Nessuna vicinanza politica col presidente della coop, però: «Non so se Buzzi avesse la tessera del partito ma sicuramente era considerato un militante. Era considerato una persona meritevole, espressione dell'area politica dalemiana-bersaniana. Un'area a me ostile. La mia è l'area Bettini, autonoma. Posso dire di avere un maggior feeling con Walter Veltroni, essendo stato suo braccio destro quando era segretario del Pd».
Anche per questa distanza politica, aggiunge Bettini in una lunghissima deposizione, Salvatore Buzzi non ha mai avuto con lui un incontro riservato. «Io non ho un ufficio, ricevo a casa e Buzzi non è mai entrato in casa mia». L'esponente politico però aiutò Carlo Guarany, braccio destro di Buzzi in cooperativa: «Mi chiedeva consigli culturali e mi stava simpatico, mi ricordava Danny De Vito».
L'INCONTRO CON LETTA
«Una volta Guarany mi accennò ad un progetto sociale sull'accoglienza degli immigrati, in Sicilia. Non lo feci parlare, gli dissi che non mi occupavo di queste cose e di rivolgersi a Gianni Letta se voleva un consiglio. Ho favorito le condizioni per quell'incontro. Lui li accolse e poi li mandò dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro». «Con Letta - aggiunge - ci passavamo qualche seccatura reciproca, abbiamo un rapporto informale. Lui era il factotum all'epoca del governo Berlusconi, io il factotum dell'opposizione».