Autocertificazioni false all'università, per la Finanza il 62% degli studenti è irregolare

Controlli della Finanza nelle università per le false autodichiarazioni
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Giovedì 28 Novembre 2013, 12:34 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 09:11
Autocertificazioni false per pagare meno tasse. Succede sempre pi spesso nelle universit. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale Roma hanno firmato uno specifico protocollo d'intesa con la Regione Lazio e le Università «La Sapienza», «Tor Vergata» e «Roma Tre», volto a smascherare casi di indebita fruizione di benefici pubblici da parte di studenti ai danni della Regione e degli Atenei.



Nel 2013 la percentuale dei controlli risultati irregolari nell'ambito delle verifiche condotte dalla Guardia di finanza nelle università di Roma si attesta sul 62,2% delle posizioni controllate, con 340 irregolari su 546. È poco più del 2012 quando gli irregolari erano 521 su 848 con la percentuale del 61,4%. I risultati dell'indagine sono stati presentati questa mattina in Regione dal governatore Nicola Zingaretti, con il vicepresidente e assessore all'Università Massimiliano Smeriglio. Con loro il rettore de La Sapienza Luigi Frati e i prorettori di Tor Vergata e Roma Tre. A presentare i dati i vertici della Finanza del territorio: il comandante regionale, generale Carmine Lopez e il comandante provinciale, generale Ivano Maccani.



I casi più eclatanti Dai controlli emergono anche dei veri "fuoriclasse" della bugia. C'è la studentessa col padre proprietario di una Ferrari e di case di lusso che dichiarava 19.000 mila euro di reddito annuo. C'è quella iscritta a Tor Vergata che ha dichiarato 14 mila euro l'anno, "dimenticandosi" di avere in banca ben 600 mila euro. Quella con redditi da 70 mila euro l'anno, tenuti sottobanco. C'è quella di Roma Tre, a cui hanno scoperto una villa con piscina (neanche accatastata), passata dalla "prima fascia" di reddito, quella dei più indigenti, addirittura alla sessantesima. E che, oltre a tenersi in tasca i 1.700 euro di retta universitaria, era pure in corsa per una borsa di studio da 26 mila euro.



Sono alcuni dei casi eclatanti dei "furbetti d'ateneo", gli studenti universitari finti poveri che dichiarando redditi molto più bassi del reale usufruivano nelle università di Roma di benefit come alloggi, assegni, sconti sui trasporti e mense.




«In questo periodo di crisi si moltiplicano i tentativi di godere illecitamente di sovvenzioni. Da qui questo Patto "antifurbetti" che ha come obiettivi quello di snidare i falsi poveri che cercano di scavalcare i veri poveri, che sono parecchi e sono famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese ed hanno difficoltà far studiare i loro figli. È giusto che i soldi pubblici finiscano a loro e non ai più ricchi». Ad affermarlo è il generale Ivano Maccani, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Roma, nel corso della presentazione in Regione Lazio dei dati delle indagini nelle università romane. «L'83,7 per cento dei 196mila studenti iscritti nelle tre università romane ha presentato la dichiarazione Isee - ha spiegato - e di questi il 16 per cento è stato inserito nelle prime tre fasce, quelle di minor reddito, della Sapienza; a Tor Vergata e a Roma Tre la percentuale è del 27 per cento. In particolare la richiesta di sovvenzioni riguarda borse di studio, posti letto o contributi integrativi. Per gli stranieri, che sono 7000 - ha detto ancora il generale - la percentuale di chi ha presentato l'Isee sale al 90 per cento, di cui il 15% ha dichiarato meno di 1000 euro l'anno. Nel 2012, su 848 controlli sul corpo degli studenti, 521 sono risultati irregolari. Nel 2013 su 546 controlli, gli irregolari sono stati 340. Questa iniziativa è inoltre un deterrente per divulgare la cultura della legalità, punta a ottenere più equità sociale diffondendo questo messaggio nelle università. È fondamentale - ha concluso - unire le forze per essere più efficaci nella lotta all' evasione e contro gli sprechi nell'amministrazione pubblica».
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