Anagnina, travolta dal bus. I conducenti: «Colpa delle auto in doppia fila»

Anagnina, travolta dal bus. I conducenti: «Colpa delle auto in doppia fila»
di Raffaella Troili
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Martedì 10 Giugno 2014, 15:29
I capannelli di autisti voltano le spalle all’incidente, non vogliono guardare, pensano a quanti ne schiviamo di motorini e pedoni, ogni giorno.



Scuotono la testa, si guardano intorno: via Osteria del Curato è invasa di macchine parcheggiate dentro vecchie, sbiadite strisce gialle. «Ma altre si mettono anche in doppia e tripla fila, così a noi resta molto poco spazio per muoverci». Sono scioccati, anche loro. C’è una donna stesa a terra, senza vita. La testa sotto una ruota, il braccio largo come fosse in croce. E un collega che «sarà disperato, anche la sua vita è quasi finita».

Impressionante l’incidente, ma non la dinamica.



PARCHEGGI SELVAGGI

Intorno alla stazione Anagnina, a sud della capitale, in uno dei capolinea più affollati di Roma, sfrecciano auto, autobus, motorini, attraversano la strada quanti corrono alle fermate, i pendolari vanno e vengono. «Le macchine - dicono tra loro i conducenti - sono tutte parcheggiate per strada, formano anche due file, dove passiamo con l’autobus, anche ora guardate. Non c’è divieto di sosta, non c’è controllo. E gli autisti sono costretti a stare larghi». Forse per questo Alessandra non si è accorta dell’arrivo del 551; forse anche per questo l’autista non si è accorto di lei mentre svoltava a destra.

E’ un viavai di autobus e passeggeri, di auto lasciate dove capita, chi ha parcheggiato sul marciapiede, chi al lato della strada. E di ambulanti, coi furgoncini, hanno le bancarelle nel parcheggio. «Anche loro caricano e scaricano la merce, dove arriviamo noi. Dovrebbero spostare le fermate o mettere dei divieti di sosta. Qui è un caos».



Ieri di più. Arrivano altri 551, si fermano in doppia fila, tra auto in sosta, vigili che effettuano i rilievi, pendolari che si fermano a guardare quella scena scioccante. A una donna, straniera, con un bambino viene chiesto di tornare indietro. Lei dice di sì, invece va avanti, a curiosare, il piccolo più saggio resta pochi passi indietro. Un altro, che ha il banco di stracci, non ne ha uno in più per coprire il braccio di Alessandra che spunta da sotto il telo. Un uomo parcheggia il motorino, si ferma a guardare. E’ più triste degli altri, chissà forse almeno lui ha detto una preghiera prima di andar via.

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