Morto Giovanni Lorefice, collega di Serpico, scampato all'attentato dei Nar davanti al Giulio Cesare

Si è spento a 76 anni "Giovannino", scampato all'agguato del maggio 1980 e rimasto invalido. Il ricordo dei figli, anche loro in polizia: "Non ha mai rimpianto nulla". Martedì i funerali

Morto Giovanni Lorefice, collega di Serpico, scampato all'attentato dei Nar davanti al Giulio Cesare
di Alessia Marani
2 Minuti di Lettura
Lunedì 19 Febbraio 2024, 20:24 - Ultimo aggiornamento: 21:07

Si è spento venerdì a 76 anni Giovanni Lorefice, l’unico poliziotto sopravvissuto all’attentato dei Nar, i Nuclei armati rivoluzionari davanti al Giulio Cesare. Era la mattina del 28 maggio 1980. Quattro giovani a bordo di due Vesponi arrivano davanti al liceo di Corso Trieste e aprono il fuoco: sono Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Giorgio Vale e Luigi Ciavardini. Puntano contro i poliziotti di pattuglia lì di fronte nell’auto civetta, una 127, poiché dovevano seguire un corteo. Tutt’intorno i ragazzi che ancora devono entrare a scuola. Sotto il fuoco di piombo muore il super-poliziotto di quartiere, Francesco Evangelista, conosciuto da tutti come “Serpico”, come il Serpico del film di Sidney Lumet interpretato da Al Pacino nel ‘73. Con lui ci sono Antonio Manfreda e “Giovannino”, originario di Gela, che all’epoca era un ragazzo di 32 anni in servizio al commissariato di Porta Pia. Si era da poco sposato con Marisa, una ragazza che era andata a sporgere una denuncia per il furto della borsa. Da allora non si sono più separati. Manfreda viene colpito alla testa, una scheggia lo centra in un occhio. Le ferite riportare ne minano il fisico fino alla morte avvenuta nel 2002.

Anche Lorefice riporta una invalidità del cento per cento, ma reagisce con la forza di un leone.

IL RICORDO

«Papà – ricorda il figlio Daniele - non amava parlare di quel giorno. Mio fratello e io non eravamo ancora nati. Sono stati anni duri perché papà ha avuto bisogno di continue cure, mamma è stata la forza di tutti noi». Un giorno di ordinaria tensione in quegli anni di violenza ideologica: «Ci eravamo abituati», disse in una rara intervista. Lorefice ha combattuto anche contro il male che venerdì, nella ormai sua Roma, lo ha strappato alla vita. Neanche per un solo giorno ha rimpianto il passato. Anche Daniele e suo fratello Francesco oggi sono in polizia, come del resto i figli di Evangelista e Manfreda. «Con i figli di Serpico ci sentiamo ancora, specie nell’avvicinarsi della commemorazione. Loro un padre lo hanno perso, è stato un trauma». A Lorefice nel 2016 il presidente della Repubblica consegnò la Medaglia d’oro di vittima del terrorismo. L’ultimo saluto a “Giovannino” sarà dato martedì 19 febbraio alle 11 nella chiesta di Santa Maria della Visitazione a Casal Bruciato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA