Delitto di via Poma, un testimone a Quarto Grado: «Mia sorella Simonetta Cesaraoni, è stata abusata dall'avvocato Caracciolo»

Caso Cesaroni. Novità sul delitto di via Poma, avvenuto nel quartiere Prati a Roma, il 7 agosto del 1990

Delitto di via Poma, un testimone a Quarto Grado: «Mia sorella è stata abusata dall'avvocato Caracciolo»
di Valeria Di Corrado
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Venerdì 22 Dicembre 2023, 18:39 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 10:47

ROMA «Nel 1990 mia sorella è stata abusata dall'avvocato Francesco Caracciolo di Sarno. Mia sorella aveva al tempo 20 anni. Era molto bella. Era pochi mesi prima dell'omicidio di Simonetta Cesaroni». C'è un nuovo colpo di scena nel giallo sul delitto di via Poma, avvenuto nel quartiere Prati, a Roma, il 7 agosto del 1990. A distanza di 33 anni, una testimonianza inedita racconta della presunta violenza subita da un'altra ragazza, coetanea di Simonetta. Lavorava come ragioniera per Caracciolo di Sarno, allora presidente dell'Associazione italiana alberghi della gioventù, la stessa per la quale era impiegata come contabile anche la Cesaroni, il cui corpo fu trovato seminudo e massacrato con 29 coltellate nel suo ufficio al terzo piano di via Poma 2. A rivelare questa storia è un uomo, in un'intervista registrata e andata in onda ieri sera su Rete Quattro. Subito dopo la confessione ai microfoni di "Quarto Grado", il 55enne si è recato alla Procura di Roma e ha ripetuto quanto raccontato alla giornalista tv. I pm, a stretto giro, hanno convocato anche sua sorella, che avrebbe confermato gli abusi subiti dall'avvocato, deceduto nel 2016.

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IL NUOVO FASCICOLO

La presunta violenza sessuale è già prescritta (vista la tardività della denuncia, senza considerare poi la morte del soggetto accusato).

Ma le testimonianze dei due fratelli sono state comunque acquisite nell'ambito della nuova indagine sull'omicidio della Cesaroni aperta dopo che l'avvocato Federica Mondani, legale della famiglia della 20enne, ha presentato il 16 novembre scorso un nuovo esposto, dopo quello depositato nel marzo 2022 e che ha portato la Procura (solo alcuni giorni fa) a chiedere l'archiviazione del fascicolo. «L'avvocato Caracciolo assunse mia sorella per dargli una mano a studio, a mettere a posto i faldoni», ha raccontato il 55enne a "Quarto Grado". La ragazza all'epoca non confessò a nessuno i presunti abusi perché il legale «la minacciò che se avesse parlato avrebbe licenziato i miei genitori, che lavoravano per lui». Solo anni dopo, nel 1999, quando il rapporto di lavoro si era concluso, la sorella avrebbe raccontato «tra le lacrime alla famiglia l'abuso subito». Ma si decise, «per paura di ritorsioni dell'avvocato - conclude il testimone - di non denunciare un fatto ormai appartenuto al passato». La relazione della commissione parlamentare Antimafia evidenziava che nella rapina al caveau del Tribunale di Roma nel luglio del 1999 compiuta, tra gli altri, da Massimo Carminati, tra le cassette di sicurezza trafugate c'era quella di Francesco Caracciolo di Sarno. Per i parlamentari «resta ragionevole credere che l'omicida fu persona che aveva un notevole livello di dimestichezza con lo stabile, se non proprio con l'appartamento»

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