Roma, devasta il bar a Centocelle: arrestato 33enne del Sudan

L'uomo ha puntato un collo di bottiglia alla gola della proprietaria, costretta a chiamare la ditta del sistema di allarmi per avere aiuto

Roma, devasta il bar a Centocelle: arrestato 33enne del Sudan
di Federica Pozzi
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Sabato 19 Agosto 2023, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 13:14

Lo scorso giovedì mattina la proprietaria di un bar in piazza delle Gardenie, a Centocelle, si è trovata a dover fronteggiare l’ira di un 33enne originario del Sudan che, dopo averle distrutto il locale, l'ha minacciata con un collo di bottiglia per farsi consegnare i soldi dell'incasso. Due le chiamate al Numero unico 112, passate alle Forze dell’ordine. Poi l'idea di contattare l'assistenza di un sistema di allarmi privato - installato nel bar - che a sua volta ha ricontattato il 112 ed è stato messo in contatto con i carabinieri che sono intervenuti arrestando l’uomo. Processato venerdì per direttissima, l'imputato ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato a tre anni di reclusione. È in Italia da quattro anni, senza permessi e con un decreto di espulsione a suo carico.

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LA DINAMICA

Erano circa le 11,15 di giovedì.

Il 33enne era seduto ai tavolini esterni del locale, circondato da altri clienti. Senza evidenti motivi, ha iniziato a terrorizzare le persone presenti rovesciando i tavoli e danneggiando tutto ciò che trovava. La proprietaria, a quel punto, è uscita per cercare di mandarlo via, scatenando però ulteriormente l'ira dell'uomo che, rotta una bottiglia, è entrato nel bar minacciando la donna per ricevere soldi in cambio. Lei è riuscita in un attimo di distrazione a chiudersi dentro e lì ha chiamato i soccorsi. Al loro arrivo l'imputato - che stava continuando a danneggiare sedie e tavolini - si è allontanato dirigendosi verso i cassonetti per liberarsi del coccio di vetro. Ma i militari lo hanno fermato e arrestato con l'accusa di rapina e danneggiamento. In Italia da quattro anni, senza permessi e con un decreto di espulsione a suo carico, il 33enne aveva già altri precedenti per reati contro il patrimonio e resistenza a pubblico ufficiale. È stato processato venerdì per direttissima a piazzale Clodio. Il pm aveva chiesto per lui la misura cautelare della detenzione in carcere, accolta dai giudici. Poi, dopo la richiesta del rito abbreviato e la relativa sentenza, è stato condannato a tre anni di reclusione.

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I PRECEDENTI

«Ho discusso con il 112 due volte senza che mandassero nessuno, dopo di che mi è venuto in mente di contattare la Verisure, quindi ho cliccato sul pulsante di richiesta di aiuto e sono stati loro a mandarmi i carabinieri». Questa la versione della proprietaria del bar. Ma il direttore del Numero unico, Livio De Angelis, ha dato una versione completamente differente, confermata dalle registrazioni audio delle telefonate: «Il 112 in merito all’evento di cui si parla ha risposto immediatamente alla signora e l’ha passata ai carabinieri. La gestione successiva dell’evento è a carico dell’Arma». E ancora: «Il sistema 112 funziona bene, quello del Lazio gestisce attraverso due grandi sale operative una media di 15mila chiamate al giorno ed ha garantito la gestione di numerosi eventi complessi, compreso il lungo periodo della pandemia da Covid-19. È un modo intelligente ed efficace di gestione delle emergenze ma, dopo aver risposto, identificata la necessità ed attivato gli Enti competenti ad intervenire, non può rispondere di eventuali problematiche successive. È fondamentale lavorare affinché tra tutti gli Enti che compongono il sistema dell’emergenza si arrivi ad una buona armonia volta ad offrire al cittadino il miglior servizio possibile», ha aggiunto De Angelis.
 

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