Roma, Marino sfavorito fa un passo indietro. Raggi a Meloni: niente patti

Roma, Marino sfavorito fa un passo indietro. Raggi a Meloni: niente patti
di Fabio Rossi
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Domenica 20 Marzo 2016, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 12:25

Il dilemma della sinistra sulla candidatura di Ignazio Marino, che tocca fortemente la strategia elettorale del Pd, si allunga ancora. Ma nelle ultime ore il borsino dell'ex chirurgo ha ripreso a puntare verso il no a un suo impegno diretto nella corsa al Campidoglio. Il ritardo nell'annunciare la decisione, scaduta l'ultima deadline di venerdì scorso, è letto come un sintomo di raffreddamento dell'interesse dell'ex sindaco verso la prossima competizione elettorale. Con una serie di possibili motivi: gli ultimi sondaggi, che vedrebbero comunque il dem Roberto Giachetti favorito per andare al ballottaggio con Virginia Raggi; la voglia di dedicarsi di più agli affetti familiari, sacrificati negli ultimi anni sull'altare degli impegni politici; e l'andamento ancora incerto delle indagini della Procura. «Ma Ignazio è imprevedibile e potrebbe ancora cambiare idea - considera un esponente politico molto vicino al chirurgo - e in ogni caso li terrà tutti appesi alle sue decisioni fino all'ultimo momento possibile». Che potrebbe essere la presentazione del suo ormai attesissimo libro, la cui uscita è prevista per il 31 marzo, nel quale lui ha più volte annunciato (minacciato?) di aver fatto «nomi e cognomi» legati alle vicende capitoline degli ultimi anni. Un libro destinato in ogni caso a far da detonatore a una campagna elettorale ancora sottotono.

I DUBBI DI SEL

L'attesa per la definitiva decisione dell'ex sindaco sta sfiancando Sinistra italiana, che ha già un candidato già ufficialmente in campo (Stefano Fassina) e una vasta area di Sel all'affannosa ricerca di un'alternativa, da Massimo Bray allo stesso chirurgo. «Con Marino, Fassina e le altre forze civiche dobbiamo cooperare per individuare un unico candidato per il bene della città», dice l'ex capogruppo capitolino Gianluca Peciola. Non è escluso che, in caso di passo indietro dell'ex inquilino del Campidoglio, dal cilindro di Sel possa uscire un nome dell'ultima ora. Ma Fassina sembra tutt'altro che intenzionato ad abbandonare il campo per future convergenze: «Sono oltre cento le firme di dirigenti sindacali e delegati eletti nei luoghi di lavoro di Roma a sostegno della sua candidatura», avvertono dal suo comitato elettorale.

M5S E IL BALLOTTAGGIO

Sul fronte pentastellato Virginia Raggi, a ogni buon conto, allontana qualsiasi ipotesi di apparentamento al secondo turno: «Noi accordi non li facciamo. Mai fatti e mai li faremo - sottolinea Raggi, commentando le dichiarazioni degli ultimi giorni di esponenti di vertice del centrodestra come Giorgia Meloni e Matteo Salvini - La coerenza per noi è fondamentale». Sulla possibilità che i Cinque stelle ricevano i voti di tanti delusi dei due schieramenti principali, soprattutto al ballottaggio, la candidata M5s taglia corto: «I nostri programmi vengono votati da chi li condivide - dice - Se li condividono a destra li voteranno a destra se li condividono a sinistra li voteranno a sinistra. Non trovo imbarazzo a ricevere un voto».
 
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