Raggi: «Cambieremo vie intitolate a chi ha firmato il Manifesto della razza»

Raggi: «Cambieremo vie intitolate a chi ha firmato il Manifesto della razza»
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Lunedì 22 Gennaio 2018, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 11:21

Le vie di Roma intitolate a chi ha firmato il Manifesto della razza saranno rinominate. Lo ha annunciato il sindaco di Roma Virginia Raggi in un’intervista contenuta nel documentario "1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani". Il Manifesto della razza, pubblicato nel 1938, è il documento da cui scaturirono poi le leggi razziali che portarono alla persecuzione degli ebrei durante il fascismo.

«Abbiamo già avviato le procedure e le verifiche per far sì di rinominare tutte quelle strade e piazze della Capitale che sono state intitolate a coloro che sottoscrissero il Manifesto della razza - ha detto il sindaco -. Dobbiamo cancellare queste cicatrici indelebili che rappresentano una vergogna per il nostro Paese. Questo può essere anche un esempio per tanti altri comuni che, come Roma, si trovano ad avere strade intitolate e questi personaggi». 

Prendiamo atto con soddisfazione della scelta della sindaca Virginia Raggi di modificare le vie di Roma intitolate a chi firmò il Manifesto in Difesa della Razza. Sarebbe più giusto dedicare alcune vie ai professori universitari che persero il proprio posto a causa di quell'infamia». Così la presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello.

«È un segnale importante da parte dell'amministrazione cittadina che vuole indicare un impegno concreto nella riflessione sulle cause e le responsabilità delle leggi razziali in Italia», prosegue Dureghello commentando la scelta della sindaca Raggi. «La storia purtroppo non si può cancellare, e a volte alcuni simboli è bene che rimangano dove sono, proprio per ricordarci ciò che la storia ha prodotto, ma in certi casi è più giusto per le nuove generazioni che le vie in cui camminano siano dedicate non a chi aderì, senza mai dissociarsene, a un'ideologia razzista, ma piuttosto ai professori universitari che persero il proprio posto per essersi opposti a quell'infamia», conclude al presidente della comunità ebraica romana.




 

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