Marino contro Renzi: «Si è preso Roma, le primarie mi tentano»

Marino contro Renzi: «Si è preso Roma, le primarie mi tentano»
di Simone Canettieri
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Sabato 21 Novembre 2015, 01:10 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 10:44

L'Ignazio furioso. Spara a zero contro Matteo Renzi («Siamo di fronte a bulimia di potere, ma lui non è stato eletto»), medita il gran ritorno in Campidoglio attraverso le primarie del Pd («Se le faranno potrei candidarmi»), si propone come l'anima di sinistra movimentista e «per bene» del partito. E intanto, per domani, giorno dell'inizio del processo di Mafia Capitale, crea un bel po' di suspense: potrebbe presentarsi in tribunale da libero cittadino.

Il «professor Marino», sindaco di Roma fino a venerdì scorso alle 18, va all'attacco.

E mira al bersaglio grosso. E lo fa con tutti i mezzi. Prima, a metà pomeriggio, sulla sua pagina Facebook scrive: «Renzi mi attacca e mi offende sul piano personale per coprire con la “damnatio memoriae” una spregiudicata operazione di killeraggio che ha fatto esultare i tanti i potentati che vogliono rimettere le mani sulla città».

Il chirurgo dem in un passaggio usa un linguaggio che sembra uscito dalle carte dell'inchiesta su Buzzi e Carminati. «Renzi voleva Roma e se l'è presa». Specificando che chi non «ripete a pappagallo gli slogan del premier viene allontanato».

L'AFFONDO

Poi dal salotto di Giovanni Floris, su La7, si sfoga. E mette nel mirino Renzi, presidente del consiglio e segretario del suo partito. «Scommette - dice rivolto al conduttore - che adesso che non c'è più Marino verrà fuori nei prossimi giorni un decreto che darà 300-400 milioni a Roma? Sto dicendo che se io avessi avuto quelle risorse certamente Roma poteva funzionare meglio e la bella figura la faceva Ignazio Marino e forse è meglio che ce la faccia il segretario del Pd, presidente del Consiglio e adesso anche in maniera indiretta sindaco di Roma». E l'epilogo di questa storia che non va giù all'ex primo cittadino: «Penso che spetti ai romani e alle romane giudicare, non a una singola persona non eletta».

Un argomento caro più al M5S che al ai dissidenti del Pd. Che ormai vedono il sub comandante Ignazio come un punto di riferimento. E lui non a caso si rivolge alla sinistra del suo partito.

IL PARTITO

«Io non sono preoccupato per me stesso ma per Roma e per la democrazia nel nostro Paese perché abbiamo una persona che è segretario del principale partito, il Pd, presidente del Consiglio, non è eletto e ha indotto 19 consiglieri della sua maggioranza a chiudersi in una stanza con un notaio, formare una maggioranza diversa da quella che sosteneva il sindaco alle elezioni, firmare un documento anche con consiglieri eletti con il sindaco Alemanno, e senza un dibattito trasparente in Aula, destituire un Consiglio comunale, una Giunta e un sindaco dando uno schiaffo in faccia a centinaia di migliaia di cittadini». La strada di Marino sembra tracciata. Ed è proprio ai confini del Pd, vicino alla sinistra. Non a caso dalle parti di Sel già lo corteggiano in vista delle prossime elezioni: «È un interlocutore insieme con Fassina».

Ecco il parallelo è questo. Ma il «prof» al momento sembra intenzionato a non togliere il disurbo dal Nazareno. E quindi provoca: se ci saranno le primarie, potrebbe candidarsi. Per dare fastidio? No, pensa di vincere la sfida dei gazebo, mostrando le stigmate del martire del renzismo al motto «i romani sono con me». E quindi sono stato vittima di colpo di stato. Come Allende (citato nell'ultimo giorno di sindacatura)? Forse un po' sì. Di sicuro, come sottolinea in tv, dopo di lui «è arrivato un prefetto, persona degnissima». Marino non parla dell'inchiesta sugli scontrini e nemmeno dei dossier contro il Pd romano contenuti nei famigerati quaderni («Io non costruisco dossier erano loro che li fabbricavano contro di me»). Insomma, non è finita qui. Ci vediamo domani in tribunale? Potrebbe essere.

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