A partire dall’Osservatorio “Comune che vai, fisco che trovi”, Cna di Roma ha fatto i conti in tasca alle imprese una volta assolti i loro doveri nei confronti del fisco prendendo in esame un’impresa individuale che utilizza un laboratorio artigiano di 350 mq e un negozio destinato alla vendita di 175 mq. Dispone, inoltre, di macchinari, attrezzature, mobili e macchine d’ufficio e di un automezzo per il trasporto. Tolti costi per macchinari, stipendi per 4 operai e un dipendente e altre spese, il suo reddito, prima delle imposte deducibili, è di 50mila euro.
Dopo, il conto precipita a 15.116 (era a 17.139 nel 2011).
Il 71,6%finisce al fisco (era il 71,7% l’anno scorso). Circa metà (36,2%) di queste tasse e imposte finisce nelle casse di Comune e Regione. Ben 14mila euro solo per Imu, Tasi e Tari. Un conto salatissimo: + 61,5% in più quest’anno rispetto al 2011. Invariate, rispetto all’anno scorso, le addizionali locali, quella Irpef regionale e quella comunale che ammontano quest’anno, rispettivamente, a 807 e 283. E rimane stabile anche l’Irap, che quest’anno costa all’impresa-tipo 2.988 euro (3.109 l’anno scorso). Da inizio anno a oggi, artigiani, pmi e commercianti della Capitale hanno lavorato solo per pagare le tasse. E continueranno a farlo fino al prossimo 18 settembre: 262 giorni regalati al fisco, 103 restano per la famiglia. Con l’applicazione del regolamento, avrebbero avuto 7 giorni di respiro in più.
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