La Sabina si sta trasformando nella capitale dell'archeologia europea di epoca pre Romana e Romana

Solo nei primi mesi del 2023 quattro interventi che hanno riportato alla luce siti e spaccati di storia antica

La Sabina si sta trasformando nella capitale dell'archeologia europea di epoca pre Romana e Romana
di Samuele Annibaldi
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Sabato 10 Giugno 2023, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 09:48

RIETI - Sta diventando una miniera inesauribile dal punto di vista archeologico la Sabina che, giorno dopo giorno, restituisce millenni di storia tra esplorazioni e incredibili rinvenimenti  che stanno catalizzando l’interesse di speleologi di tutta Europa, comprese le Università straniere.  Solo nei primi mesi del 2023 quattro interventi  che hanno riportato alla luce siti e spaccati di storia antica.

Montenero. L’interesse che l’Università francese di Lione ha avuto in passato per il sito in località Leone ha fatto sì che pochi giorni fa è partita  per il quinto anno consecutivo la campagna di scavi archeologici nel santuario della dea Vacuna a Montenero.

La missione francese dell’Université Lyon 2 in convenzione con il Comune di Montenero Sabino è l’unica nella provincia di Rieti su un luogo di culto dedicato alla divinità sabina. La campagna di scavi è realizzata in collaborazione con il con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio pper l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti che ha come responsabile Francesca Licordari.  Una decina di studenti  francesi  sono al lavoro sul campo coordinati dal professor Aldo Borlenghi, dall’archeologa Marylise Marmara e da Lucie Motta (responsabile dello studio dei materiali). Per sottolineare il valore che assume per l’Università francese il sito di Montenero basti pensare che  la missione archeologica che si sta realizzando in Sabina costituisce, uno dei cantieri-scuola internazionali dell’Università di Lione 2 per la formazione degli studenti del corso di laurea in archeologia. Nello specifico si sta scavando su un terrazzamento di  1000 metri quadrati presumibilmente occupato da strutture già dal III secolo a.C., che ha permesso di rinvenire numerosi resti di età romana e medievale.

Questi ritrovamenti ed altri, tra i quali il cippo inscritto con dedica alla dea Vacuna (oggi visibile nel cinquecentesco Palazzo Bonacasata), gli ex voto in terracotta e altri materiali votivi, hanno confermato l’esistenza di un luogo di culto. Al centro del terrazzamento che costituisce campo di indagine, è visibile, inoltre, un grande edificio a più ambienti di età tardo-repubblicana (fine III-inizi II secolo a.C.) con pavimenti a mosaico in eccezionale stato di conservazione, tra i più antichi del Lazio. Le indagini dei prossimi giorni si concentreranno proprio sul grande edificio repubblicano e particolare attenzione sarà riservata ai pavimenti a mosaico, alla loro decorazione e funzione. II risultati della campagna 2023 saranno presentati in un evento pubblico prevista per la prima domenica di luglio.

Poggio Nativo e l'Università La Sapienza. Un mese fa invece a qualche decina di chilometri di distanza , l’esplorazione della  grotta di Battifratta a Poggio Nativo da parte una squadra di esploratori archeologici del Dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università La Sapienza ha permesso l’eccezionale ritrovamento di una rara statuetta femminile di argilla risalente a circa 7.000 anni fa ossia nel Neolitico, in cui la penisola era abitata dalle prime comunità agricole. Nelle profondità di un labirinto di camere e tunnel sotterranei, adornati da stalattiti e stalagmiti, la scoperta dell'antica statuina raffigurante una donna, o forse una divinità oppure una bambola. Il ritrovamento considerato è avvenuto durante l’ultima campagna di scavo da parte della squadra di esploratori archeologi del Dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università La Sapienza. Questa figurina in argilla risalente a circa 7000 anni fa, costituisce una rarità in quanto risalente ad un periodo in cui oggetti di questo tipo erano pressoché assenti nelle regioni del versante tirrenico.

Trebula Mutuesca a Monteleone Sabino. Precedentemente, e qui siamo nel sito archeologico di Trebula Mutuesca a Monteleone Sabino è stato scoperto un complesso sitema idraulico che forniva l’acqua alle comunità che vi erano insediate.  Dopo  20 anni di stop, il gruppo speleo archeologico Vespertilio, coordinato dagli archeologi Cristiano Ranieri e Francesca Lezzi (direttrice Museo Civico Monteleone), e la direzione scientifica di Alessadro Betori della Soprintendenza archeologica, ha portato alla luce dapprima il sistema che garantiva l’approvvigionamento e la distribuzione delle acque all’interno del sito svelando la presenza in località Castellano, di un’imponente cisterna rettangolare, in opera cementizia, lunga ben 100 metri, larga e alta quasi 5, alimentata da 10 pozzi che avevano funzione di impluvi, con capienza di circa 80 mila litri. Successivamente è stata scoperta, due mesi fa,  un’altra imponente cisterna a due navate in opera cementizia e un complesso sistema idraulico associato, con funzione di ripartizione idrica in località Matoni. 

Individuato inoltre uno stretto cunicolo collegato alla cisterna, che serviva a far defluire le acque dalla cisterna all’interno di un altro ambiente ipogeo. Si  tratta di un vero e proprio castellum aquae, un ipogeo diviso in 3 camere, che fungeva da vasca limaria, da cui partivano tubi in piombo che conducevano l’acqua verso Foro e centro abitato, col sistema del sifone rovescio; il complesso s’inquadra intorno al I sec. A. C. precedente ai lavori di risistemazione dell’area avvenuta sotto Traiano.  È stata la prima volta che a Monteleone Sabino viene fatto un ritrovamento del genere. Si sta preparando una nuova carta archeologica in accordo con il Comune di Monteleone e il Museo di Trebula Mutuesca e tutti i nuovi dati raccolti verranno poi confluiti in una pubblicazione scientifica.

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