Rieti, i Comuni lasciano le Unioni: da Poggio Nativo le motivazioni dei sindaci

Poggio Nativo
di Samuele Annibaldi
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Martedì 5 Gennaio 2021, 00:10

RIETI - Verrà ricordato, il 2020 appena concluso, come l’anno con le maggiori defezioni da parte dei Comuni rispetto al sistema delle Unioni, enti di secondo grado nati per gestire i servizi in forma associata. Ne sono usciti in totale sette dalle rispettive Unioni di Comuni, Stimigliano e Torri in Sabina dall’Unione Bassa Sabina, poi Casperia e Roccantica dall’Unione Nova Sabina, Montasola dall’Unione Val d’Aia e ora Poggio Nativo e Castelnuovo di Farfa dall’Unione Valle dell’Olio. Esperienza al tramonto, difficoltà a gestire i servizi anche a casa dei pochi fondi a disposizione con il legislatore spesso criticato per il cambio di rotta sulle Unioni dalla loro nascita a oggi. Sono alcune delle motivazioni portate a sostegno e supporto dei fuoriusciti per giustificare le scelte.

Le motivazioni
Ma nel caso dell’ultimo “escape”, il Comune di Poggio Nativo, nella lettera di commiato ai Comuni-partner, il sindaco Veronica Diamilla sottolinea anche motivazioni di carattere politico che hanno influito sulla decisione. «Sin dal mio insediamento - spiega il sindaco Diamilla - ho dovuto assistere a scontri, tra noi amministratori, basati su rancori e questioni legate alle passate amministrazioni.

Questo, insieme a una difformità nel conferimento all’Unione delle funzioni e dei servizi, che ogni Comune sembra decidere di volta in volta, in modo egoistico, non permettendo di programmare interventi di ampio respiro, come opere pubbliche intercomunali, delegare nuove funzioni o a sviluppare servizi innovativi. Non intendo puntare il dito contro nessuno o fare l’elenco delle mancanze. Quando un gruppo non funziona, la responsabilità è sempre da condividere e quindi un fallimento che imputo anche a me stessa, perché ho sempre creduto che sia importante fare rete, associarsi per avere economie di spesa e capacità di offrire i servizi minimi di cittadinanza a chi vive in piccoli paesi come i nostri. Forse però occorre per il futuro trovare forme di Unione più snelle e realmente volontarie nello “stare insieme”, progettare uno sviluppo condiviso del nostro territorio e dare risposte rapide ai cittadini, al passo con l’epoca digitale che viviamo».

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