Ucraina, a Cittaducale nonna Svitlana attende di abbracciare i nipoti

Ucraini a Rieti
di Sara Pandolfi e Sabrina Vecchi
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Lunedì 7 Marzo 2022, 00:10

RIETI - «Nonna vi aspetta». È domenica, Svitlana prega insieme ai suoi connazionali nella chiesetta di San Nicola, di fronte al tribunale di Rieti. Il cellulare resta però ben saldo tra le mani, unico mezzo di comunicazione per raggiungere i suoi cari partiti dall’Ucraina in guerra. Il viaggio del figlio Volodia, della nuora Roma e dei quattro nipotini di 11, 4, 3 e un anno è iniziato in pullman da Sambir, una manciata di chilometri da Leopoli, ma non è certo filato liscio. Dopo una partenza in fretta e furia portando via lo stretto necessario, al confine con l’Ungheria la famiglia è stata bloccata, perché mamma e bimbo grande non hanno con sé il passaporto per viaggiare. Un problema comune a tanti, che sta creando alle dogane file di veicoli lunghe anche 40 chilometri. I passeggeri restano nel pullman fermo per ore ed ore, e sopravvivono grazie alla solidarietà degli abitanti del posto, che portano coperte, cibo, beni di prima necessità. E tanto supporto morale. 
«Ci vogliono più di sei mesi di lungaggini burocratiche per ottenere il passaporto per l’espatrio», spiega l’interprete Angelica. Nel momento in cui scriviamo, il pullman viaggia attraverso la Slovenia, e nonna Svitlana mostra un video con i nipotini che toccano il vetro dei finestrini, stretti nei cappellini di lana. Damiana fa da tramite, racconta la storia di questa giovane e combattiva nonna di 52 anni, che riesce a sorridere sotto la bandiera gialloazzurra nonostante il peso che le grava sul cuore. «Io sono di Cittaducale, lei di Sambir, ma siamo come sorelle. È stata sette anni la badante di mia madre, ha visto nascere mio figlio Stefano, è una di famiglia. E le famiglie si vedono nel momento del bisogno».
A Cittaducale le persone si sono mobilitate oltre ogni previsione per accogliere al meglio la famiglia di Svitlana. «Abbiamo collaborato tutti - spiega il sindaco Leonardo Ranalli - in primis il parroco don Serge che si è occupato di mettere a disposizione un appartamento a palazzo Dragonetti. Noi ci siamo organizzati per trovare tutti i beni che possano servire, Cittaducale è pronta ad accogliere questa famiglia e tutte quelle che arriveranno in seguito». I cittadini stanno facendo il resto: «Abbiamo avviato una raccolta di denaro - racconta Damiana - ma anche di viveri, giochi. Tramite l’assessore Angeletti siamo in contatto con la scuola, perché i bambini siano subito integrati». In quella che è stata definita la “guerra dei bambini”, loro hanno la priorità nei pensieri di tutti. Sasha, Svitlana che «si chiama come la nonna», Nicola e la piccola Marianna sorridono timidamente in una foto che li immortala alla partenza: per loro è una gita, un diversivo, o chissà cosa racconteranno da grandi. Secondo le previsioni, il pullman arriverà presto a Roma, dove un volontario andrà a prenderli alla stazione di Rebibbia per portarli a Cittaducale. «Siamo pronti - dice Damiana - Abbiamo montato il letto che ci ha regalato Omar, preparato tutto. Mio figlio ci ha tenuto a comprare gli yogurt e i succhi di frutta, nel caso i suoi nuovi amici ne avessero voglia». Ma come spiegare la guerra ai bambini? «È stato più semplice di quanto previsto», racconta Damiana: «Stefano ha dieci anni e ha fatto subito una sua sintesi. Mi ha detto: mamma, se lì ci sono le bombe, li portiamo qui da noi».

Gli arrivi a Magliano. A bordo di un treno attraversando tutta l’Ungheria, con i mattoni caldi sotto le giacche dei bambini per lenire il freddo pungente, percorrendo anche più di quaranta chilometri a piedi. Sono solo alcuni dei racconti dei primi rifugiati dall’Ucraina arrivati a Magliano Sabina dove ad attenderli c’era un famigliare che da anni lavora e vive in paese. Per ora sono stati accolti una mamma con 2 bambini di 18 mesi e 6 anni e una donna con sua figlia di 14 anni e una ragazza di 18, ma si attendono anche un’altra donna con un bambino di 11 anni.  «In questo momento – dice l’assessore ai servizi sociali del Comune, Eleonora Berni – gli arrivi sono di sole persone che in paese hanno un parente, ma sono già tantissime le persone che, non appena si aprirà un canale ufficiale per distribuire i rifugiati sul territorio, hanno messo a disposizione una stanza o un appartamento per accogliere. C’è addirittura chi è pronto ad offrire un lavoro a un autista con regolare patente. Abbiamo deciso che, al di là del supporto sanitario e per il disbrigo delle procedure burocratiche, che si sta facendo anche grazie ai carabinieri della stazione locale, lasceremo in tranquillità queste persone per qualche giorno e poi ci attiveremo per l’accoglienza nella comunità scolare di questi bambini. La mamma con i due bambini più piccoli ci ha raccontato di aver iniziato il viaggio con il marito che però, una volta arrivati al confine, non è stato fatto passare. Nei giorni scorsi ci siamo incontrati con tutte le associazioni e i comitati del territorio e tutti hanno dimostrato grande disponibilità. La nostra comunità è pronta per dare il benvenuto a tutte le persone in fuga dalla guerra è importante però segnalare l’arrivo dei profughi al Comune o ai carabinieri per attivare tutte le procedure previste dalla normativa».
Dall’assessore Berni, poi, un racconto di grande dolcezza: «Come tutta la comunità, anche le suore redentoriste del nostro convento, di cui fa parte anche una consorella ucraina, si sono attivate e hanno donato giochi per i bambini e biancheria per queste donne.

Emozionante è stato consegnare una lettera in lingua ucraina che la suora ha voluto scrivere alla mamma dei bambini più piccoli».

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