Rieti, Daniele Colasanti dopo l'oro
ai Mondiali Juniores riparte
con i grandi: «Mille emozioni»

Daniele Colasanti
di Giacomo Cavoli
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Giovedì 17 Agosto 2017, 08:49

RIETI - E' l'ultimo ormai, in ordine di tempo fra gli atleti sabini, ad aver raggiunto i compagni della nazionale azzurra di pentathlon moderno impegnati negli ultimi due giorni di collegiale a Rieti prima di partire alla volta dei Mondiali Seniores al Cairo, in Egitto, a fine agosto. Ma per Daniele Colasanti non ci sarà nessun programma di allenamento nei prossimi giorni: soltanto il meritato riposo dopo aver conquistato il titolo di campione mondiale della categoria Junior di pentathlon moderno, la scorsa settimana a Szekesfehervar, in Ungheria. Un'impresa mai riuscita a nessun italiano, la vittoria mondiale in categoria Junior: a sfatare il tabù ci ha pensato il ventunenne di Casali di Poggio Nativo, anche lui prodotto del Centro di Preparazione Olimpico di Montelibretti e con il gene del pentathlon ereditato da chi l'ha preceduto, il fratello maggiore Alessandro impegnato a Rieti fin dal primo giorno di collegiale con la maglia della nazionale Assoluta. Sono la coppia di fratelli del pentathlon italiano che, per giunta, fanno il paio insieme alle due sorelle sabine, Francesca e Aurora Tognetti.   
 

IL TITOLO MONDIALE

«Il Mondiale è stata un'esperienza fantastica - è il racconto di Daniele - Prima di partire non avrei detto che sarei arrivato fra i primi: dopo l'Europeo di Barcellona a fine giugno ero calato mentalmente e fisicamente, iniziare una stagione a settembre e finirla ad agosto è abbastanza stressante. In Spagna ho mancato il bronzo per pochi secondi, ero abbastanza provato, un susseguirsi di gare che hanno fatto sì che il fisico fosse stressato: al Mondiale mi sarebbe bastato realizzare anche un terzo posto, lo avrei comunque reputato ottimo. Poi, però, al Mondiale - prosegue Daniele - dopo la gara di nuoto ho risalito la classifica grazie alla scherma, ma è stata l'equitazione che mi ha dato un ottimo punteggio. Partire secondo al combined tiro-corsa è stata invece una responsabilità: in Spagna avevo sbagliato proprio al tiro, quindi in Ungheria avevo paura di commettere di nuovo errori, ma per il modo in cui è cominciata la gara di tiro-corsa stavo per mettermi a piangere, ero emozionatissimo. Già in riscaldamento sparavo bene, ma alla terza serie dei 4x800 metri era ormai un testa a testa e ho pensato che avrebbero dovuto spararmi, per non farmi arrivare primo. Ma la cosa più emozionante - rivela Daniele - è stato vedere amici e allenatori piangere per me: sentirsi dire di essere il primo italiano a raggiungere questo traguardo non ha prezzo».
 

IL FUTURO E UNA FAMIGLIA FORMATO SPORT

Il futuro, per adesso, resta una scommessa da vincere mostrando le carte migliori, quelle del titolo mondiale appena conquistato: «Ora ho ventuno anni, ma prima di questo risultato non so quanto avrei proseguito nel pentathlon: avevo un po' perso le speranze, ma adesso ho di nuovo energia. Alla mia età si comincia a guardare al futuro: spero che dopo il Mondiale si apra la possibilità di qualche concorso per entrare in un gruppo sportivo militare. Ho iniziato a fare sul serio una volta uscito da scuola (con in tasca il diploma dell'istituto tecnico industriale di Passo Corese, ndr), e cominciando ad avere l'età finalmente ho raggiunto l'obiettivo più grande. Ma non mi sono mai perso d'animo; era una cosa che volevo fare a tutti i costi».
 

Poi, per chi lo sport lo divide in famiglia, c'è la quotidianità insieme a chi si condivide le mura di casa: «Con mio fratello Alessandro abbiamo un rapporto fantastico, ci siamo sempre sostenuti a vicenda. C'è stato addirittura un periodo in cui lui si allenava insieme alla nazionale, e non avevano puntato sulla mia partecipazione in maglia azzurra. Dovetti allenarmi a parte: fortuna i miei attuali tecnici che mi hanno accettato in quel momento e, passati due anni, sono rientrato in nazionale. Lui ha ventidue anni, c'è un anno e mezzo di differenza fra noi: l'ho sempre seguito e, fortunatamente, visti i risultati, gli sono andato dietro anche nel pentathlon. Alessandro ha vinto un Europeo ed io un Mondiale, quindi alla fine siamo pari - ride Daniele - ma la rivalità dura fino ad un certo punto: poi ognuno pensa al meglio per l'altro».
 

IL LEGAME CON LA SABINA

Mentre osserva gli azzurri sparare al poligono improvvisato tra le corsie più esterne della pista dello stadio Guidobaldi e il passaggio pedonale sotto la tribuna Velino, tornano a galla persino i ricordi d'infanzia di Daniele: «Fin da piccolo partecipavo alle gare studentesche e a quelle della Cariri, con la quale ero tesserato - ricorda - Su questa pista ho corso tantissime volte.

Sono questi i miei legami con Rieti. E nel futuro non penso che mi allontanerò mai troppo da Casali di Poggio Nativo, ma di usarlo come base per il rientro in un luogo tranquillo».

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