Si tratta di un giovanissimo di diciassette anni, rinviato a giudizio insieme ad altri cinque teppisti all’epoca minorenni, tutti accusati di lesioni personali gravissime, per il quale la difesa ha chiesto al tribunale dei Minori di Ancona la messa alla prova. In sostanza, il ragazzo dovrà svolgere lavori di pubblica utilità secondo un programma stabilito dai giudici e, solo alla fine, se la relazione sul suo comportamento sarà positiva, potrà essere dichiarata l’estinzione del reato, ma non degli effetti civilistici legati al risarcimento dei danni subiti dal supporter reatino.
LE DECISIONI
Una decisione alla quale non si sono allineati gli altri imputati minorenni, che hanno negato di aver colpito il tifoso reatino, e neppure l’unico maggiorenne finito sotto accusa, M.R., di 25 anni, nei confronti del quale è iniziato il processo (prossima udienza a maggio 2019) davanti al tribunale di Fermo. In aula hanno deposto il tifoso aggredito (assistito come parte civile dall’avvocato Fabio Clementi di Rieti), la moglie e il figlio (riportò alcune escoriazioni), su quello che si rivelò un autentico pestaggio compiuto all’esterno del palasport marchigiano mentre si accingevano a salire sull’auto parcheggiata.
De Santis, secondo la ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Fermo in base a testimonianze oculari (a dare l’allarme fu l’inquilino di un palazzo affacciato dal balcone di casa) e alcuni filmati realizzati dai tifosi, fu dapprima spintonato alle spalle, fatto cadere a terra e poi colpito con calci e pugni che gli procurarono gravi lesioni, tra cui la frattura del femore destro per la quale venne operato all’ospedale di Rieti.
L’intervento di un vigile urbano in servizio riuscì a bloccare due degli aggressori. Una violenza immotivata, alla quale potrebbe aver contribuito la rivalità esistente da anni tra le due tifoserie e l’acceso clima che aveva caratterizzato l’incontro disputato quella sera.
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