Rieti, morì dopo il parto nel 2008: risarcimento tra i più elevati per le casse della Regione

L'ospedale de Lellis di Rieti
di Massimo Cavoli
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Mercoledì 28 Febbraio 2024, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 29 Febbraio, 07:24

RIETI - È uno dei casi di inefficienza sanitaria che hanno provocato danni erariali rilevanti ai conti della Regione Lazio, condannata a pagare risarcimenti milionari, richiamato dalla Corte dei conti nella relazione annuale, in cui analizza l’impiego sbagliato di risorse e disservizi nella sanità laziale. Accanto alla vicenda del medico chirurgo che, a Roma, andando in ferie senza preoccuparsi della sua sostituzione, ha costretto la direzione ospedaliera a uno sperpero di risorse per riprogrammare 110 interventi, è tornata alla ribalta della cronaca la storia della donna di 39 anni morta nel 2008, dopo un mese trascorso in Rianimazione all’ospedale de Lellis, colpita da ipossia cerebrale, in conseguenza di un’emorragia sorta dopo il parto cesareo effettuato dai medici e conclusosi felicemente con la nascita della neonata.

La vicenda. Una brutta pagina per la ginecologia reatina, dove hanno sempre operato, e tuttora operano, medici e personale preparati, ma costata al termine delle cause civili promosse dagli eredi quasi due milioni (un milione e 811mila euro) di risarcimento danni, una delle cifre più alte mai pagate dalla Asl Rieti per casi di responsabilità medica.
Il procuratore reggente della Corte dei conti, Paolo Crea, ha inquadrato la vicenda come «un danno erariale indiretto per le casse pubbliche», ma capace di contribuire ad aggravare i conti in rosso della sanità laziale come è apparso evidente dal procedimento condotto dalla procura contabile.

Le tappe. Vicenda su cui, a distanza di 16 anni, non è stata ancora scritta la parola fine in sede giudiziaria, perché pende davanti alla Corte di appello civile, il reclamo presentato dalla Asl Rieti, condannata in primo grado in qualità di responsabile civile, mentre attende di essere discusso dalla Cassazione il ricorso presentato da uno dei due imputati condannati nel 2014 per omicidio colposo a Rieti, una dottoressa che si è sempre proclamata innocente e, pur non rinunciando alla prescrizione del reato già maturata in secondo grado anche nei confronti del collega, punta a ottenere l’assoluzione.

lessandra B., secondo le risultanze del processo celebrato a Rieti davanti al giudice monocratico Tommaso Martucci, iniziato solo dopo 4 anni dai fatti, rimase vittima di una sottovalutazione delle sue condizioni dopo aver dato alla luce la bambina.

In particolare, il gonfiore e il dolore addominale lamentati dalla paziente furono ritenuti una conseguenza post partum, mentre era invece in corso l’emorragia e si rendeva necessario asportare l’utero. Ma in sala operatoria la donna ci arrivò dopo 7 ore, quando già il quadro clinico appariva compromesso. Un processo difficile, basato sulle perizie dei consulenti medici, su qualche testimonianza incerta e sulla ricostruzione degli orari in cui vennero eseguite le analisi di controllo dei valori nel sangue e delle telefonate intercorse tra chi era reperibile e chi stava in ospedale, con il risultato che la diagnosi risultò tardiva per salvare la vita alla paziente.

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