RIETI - Una battaglia combattuta nelle aule giudiziarie durata quasi dieci anni, che ha tenuto impegnati giudici penali e amministrativi, il tutto per una recinzione privata che il Comune, invocando l’interesse pubblico, voleva rimuovere per facilitare le manovre degli autobus di linea e che il proprietario, invece, si rifiutava di fare.
I passaggi. È andata avanti cosi, a colpi di ordinanze comunali emesse a partire dal 2015 dagli uffici tecnici, diffide, accesi scontri (verbali) tra le parti in causa e processi, la vicenda che a Leonessa ha opposto l’amministrazione a un’anziana pensionata che non ne voleva sapere di eliminare la staccionata realizzata con paletti e fil di ferro per delimitare la propria area. E alla fine a spuntarla è stata la donna perché il Tar, dopo nove anni, gli ha dato ragione dichiarando gli atti del Comune illegittimi, e anche in sede penale, dove era stata citata in giudizio davanti al tribunale monocratico per non aver rispettato l’ordinanza sindacale (reato contravvenzionale) emessa nei suoi confronti, è stata assolta dal giudice perché il fatto non costituisce reato.
La vicenda. Una storia che, al di là degli aspetti giudiziari, fa però riflettere su quanto, a volte, la giustizia deve impegnare in termini di tempo, risorse e personale, per affrontare questioni che potrebbero trovare soluzione in procedure più semplificate, come nel caso di Leonessa, dove tutto era nato dalla volontà del Comune di agevolare la manovra degli autobus a ridosso del terreno nel quale la proprietaria teneva i mezzi agricoli utilizzati per i lavori in campagna, «perché la porzione da recintare comprometteva la sicurezza del trasporto pubblico».
Ma nello svolgimento del processo penale (durato 5 anni, tra iscrizione del procedimento e sentenza finale), è stato dimostrato l’esatto contrario: i pullman potevano facilmente compiere le manovre e non c’era la necessità di eliminare lo steccato eretto dalla pensionata per creare più spazio.