Rieti, il Comune è nella paralisi per l’attacco degli hacker

Hacker
di Giacomo Cavoli
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Sabato 5 Settembre 2020, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 01:07

RIETI - Magari non verranno rispolverate le boccette d’inchiostro alla “Libro Cuore” ma il Comune di Rieti, dopo l’attacco informatico che da mercoledì continua a tenere in scacco la rete digitale dell’ente, rischia seriamente di tornare indietro di trent’anni e dover produrre atti e documenti utilizzando carta e penna. E’ lo scenario che, come ultima ratio, in queste ore si profila a Palazzo di Città: già da mercoledì mattina, molti degli oltre cento computer del Comune si sono ritrovati davanti all’impossibilità di accedere a centinaia di file di estrema importanza appartenenti a tutti i settori dell’ente, bloccati forse da un ransomware, un programma informatico che, in cambio della possibilità di avere di nuovo accesso ai dati dell’ente, al momento di aprire uno dei file infettati invita a cliccare su una pagina esterna per poter di nuovo usufruire dei file, chiedendo però un riscatto in moneta digitale non tracciabile. Un blocco che giovedì mattina ha mandato in tilt l’intera rete comunale, risolto solo parzialmente nel pomeriggio dal Ced (il Centro di elaborazione dati del Comune) e che, a ieri, continuava a tenere in scacco buona parte dei dati comunali contenenti di tutto, dalle informazioni personali dei cittadini fino alle progettazioni del settore Urbanistica.

Carta e penna 
Sul caso indaga la Polizia Postale di Rieti (alla quale il Comune deve ancora formalizzare la denuncia) per tentare di capire da chi e dove provenga l’attacco: opera non facile, considerando che l’azione porta la firma di un falso indirizzo digitale, rimbalzato su uno o più server, magari virtuali e sparsi chissà dove. In Comune però - mentre si tenta di mettere al riparo tutto il salvabile sfruttando il backup automatico dei file che avviene ogni giorno a mezzanotte – l’accesso a tantissimi file di molti settori continua a restare impossibile, per non cedere alla richiesta di riscatto che comporterebbe la spesa di soldi pubblici e un nuovo colpo al bilancio del Comune in pre-dissesto. Una situazione che a più di un dipendente e anche a qualche dirigente ha fatto ipotizzare l’idea che, se durante i prossimi giorni si continuerà di questo passo, il rischio è di dover rispolverare carta e penna per produrre a mano documenti che, magari, rappresentano la logica prosecuzione di quelli informaticamente bloccati. L’attacco alla rete del Comune arriva anche a ridosso del referendum, rischiando di bloccare le tante pratiche che l’Ufficio elettorale, insieme a quello dell’Anagrafe, dovrà portare avanti per garantire il corretto funzionamento dei seggi e la possibilità di produrre i relativi documenti, come le schede elettorali.

Le risorse tolte al Ced 
In giornate così convulse, il Ced fa quello che può. Alla mente torna però anche l’interrogazione presentata dal consigliere comunale di Italia Viva Giosuè Calabrese all’indomani del consiglio comunale del 10 dicembre scorso, nella quale chiedeva conto al Comune della necessità del settore Affari generali di aver dovuto avanzare una richiesta di 30mila e 311 euro all’ufficio Finanziario per «assistenza e manutenzione del software» al fine di garantire «l’indispensabile supporto all’attività del Ced e dell’intera struttura informatica dell’ente». In quella richiesta del settore Affari generali, il dirigente Carlo Ciccaglioni scriveva anche che «sono stati effettuati dalla dottoressa Grazia Marcucci (ex dirigente del settore Finanziario, ndr) due impegni di spesa per complessivi 11mila e 620 euro senza avvertire» Ciccaglioni, «che si è ritrovato di colpo privo di una somma necessaria per garantire la funzionalità» del Ced. «Feci quell’interrogazione perché in consiglio comunale nessuno sapeva di questa variazione di bilancio – commenta ora Calabrese - Se vengono ridotti gli investimenti su una struttura come il Ced, che ha bisogno di implementazioni continue, è chiaro che si creano delle vulnerabilità facilmente attaccabili.

In quel momento, l’amministrazione si è disinteressata di quello che è accaduto al Ced e ora ne paghiamo le conseguenze».

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