«Don Mario, sei stato nel tempo un cantiere sempre aperto di idee e di proposte con lo sguardo lungo di chi sa andare oltre», questa l'istantanea con cui la comunità ha immortolato la personalità di un don e di uomo unico per la sua essenzialità, la disarmante accoglienza, spontaneità, cura e premura umana, colonna portante di legami duraturi perché «fondati sulla Roccia». Legami per mezzo dei quali il sacerdote è riuscito a creare negli anni l'identità radicata non solo della parrocchia ma soprattutto del quartiere di Villa Reatina, aspro e difficile ma colmo di bellezza e potenzialità. Attraverso le cene offerte rigorosamente da don Mario, le iniziative, i gruppi e gli incontri i parrocchiani hanno ricostruito nel loro saluto il fondamento di un'eredità importante e che sempre nuova ancora oggi continua prolifica a “San Giovanni Bosco”, grazie all’originario impegno e alla forza del sacerdote, guidato dallo Spirito Santo. Ciò che più resta vivido è il segno impresso nell’aver unito provenienze, generazioni e credi diversi con semplicità, «bastava venire da te- hanno ricordato i parrocchiani- per chiunque avesse bisogno: parrocchiani, ma anche da fuori parrocchia si trovavano porte spalancate e cuore sempre generoso».
Le caramelle, i cioccolatini e una manciata di ciliegie sono stati i simboli distintivi di don Mario, gli strumenti mai assenti di un’evangelizzazione viva fatta di incontro e scambio personale, tra una citazione biblica e un simpatico aneddoto il sacerdote «riusciva a dare risposte a tante domande che fervevano nel cuore di piccoli e grandi», così in tanti questa mattina si sono stretti per l’ultimo commovente congedo al caro sacerdote, nella sua casa storica, la parrocchia di San Giovanni Bosco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA