Suicidio accompagnato da una lettera in cui parlava di pesanti situazioni sul lavoro, sequestrata dai carabinieri che diedero il via all’inchiesta. La procura di Rieti, competente per territorio per quanto riguarda la morte, sulla base delle dichiarazioni rilasciate dalla donna e dai figli (sono stati richiamati diversi episodi) nonché di quelle rese da altri testimoni interrogati dai carabinieri del comando aquilano come persone informate sui fatti, aprì un fascicolo contro ignoti ipotizzando il reato di istigazione al suicidio. Ma ora, secondo il magistrato, non sarebbero emersi elementi tali da poter sostenere l’accusa in un processo.
I PASSAGGI
Esito contro il quale l’avvocato Riziero Angeletti, legale nominato dall’indomita vedova Marina Alberti, annuncia l’intenzione di opporsi davanti al giudice delle indagini preliminari: «Non conosco ancora nei dettagli le motivazioni che hanno spinto il pubblico ministero a chiedere l’archiviazione - sottolinea il penalista - ma è certo che impugnerò la decisione. Ci sono diversi elementi che vanno approfonditi, a partire dalla lettera con la quale la direzione aziendale della Carrefour ha reso noto il trasferimento del direttore.
L’azienda ha spiegato che in seguito alle indicazioni emerse in sede giudiziale, ha svolto un’approfondita inchiesta interna che ha portato ad evidenziare comportamenti non in linea con la condotta richiesta da Carrefour Italia da parte di un manager che è stato rimosso dall’incarico. Affermazioni che fanno intravedere la violenza privata, reato che la Cassazione mette in relazione con il mobbing. Ora leggeremo le motivazioni e chiederemo al gip nuove indagini».
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