Rieti, eterologa: coppia reatina
in fila «Il nostro sogno è avere un figlio»
Hanno fatto domanda all'ospedale di Firenze

La ginecologa fiorentina Elisabetta Coccia
di Nazareno Orlandi
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Sabato 6 Settembre 2014, 12:52 - Ultimo aggiornamento: 14:18
RIETI - Il sogno - fin qui proibito - di avere un figlio. E la speranza che d'improvviso si riaccende. C'è anche una coppia reatina tra le prime otto d'Italia (oltre 200 in lista d'attesa) che giovedì, all'ospedale Careggi di Firenze, hanno effettuato le visite preliminari per intraprendere la fecondazione eterologa.



LA STORIA

E' la storia di Marco e Alessia, entrambi impiegati, 47 anni lui e 43 lei. Un grande passo, per loro, che arriva dopo anni di tentativi andati a vuoto, reso possibile dalla sentenza della Consulta della scorso aprile, che ha dichiarato incostituzionale il divieto di eterologa contenuto nella legge 40. La clinica fiorentina è stata la prima in Italia a garantire il servizio, dietro il pagamento di un ticket di 22 euro, nel giorno in cui la Conferenza delle Regioni ha approvato le linee guida per disciplinare la materia in attesa che sul tema legiferi il Parlamento. E per la coppia reatina, dopo un lungo calvario, si è riaccesa la luce.



«Nessuno di noi ha problemi di sterilità o di salute, probabilmente non riusciamo ad avere figli per lo stress. Due anni fa abbiamo deciso di rivolgerci ad un centro privato per la fecondazione assistita, in Italia - racconta Marco - Per un solo ciclo di Fivet, con un solo ovulo, e non con tre, come ci era stato detto all'inizio, abbiamo speso 2mila euro. Una cifra che, sommata alle analisi e ai farmaci, sale a circa 5mila euro. Ma ci siamo sentiti presi in giro perché, poi, i medici hanno controllato i valori ormonali di mia moglie e ci hanno spiegato che se anche l'unico ovulo impiantato avesse attecchito, la gravidanza non sarebbe andata avanti. Soldi buttati. Chi ci ha sottoposto al trattamento lo sapeva, era in malafede».



IL VIAGGIO DELLA SPERANZA

Marco e Alessia non si sono fermati, hanno varcato anche i confini: «Ci siamo rivolti in Spagna - spiegano - ma con due stipendi da 1200 e 1400 euro avremmo dovuto chiedere un prestito, e abbiamo già un mutuo da pagare. Il ciclo ci sarebbe costato 7mila euro a cui aggiungere analisi e farmaci. Siamo andati in Est Europa: anche lì il costo era di 7mila euro. In Argentina ce ne hanno chiesti 9mila».



Poi la sentenza della Corte Costituzionale e la Toscana regione capofila nell'apertura all'eterologa: «A luglio abbiamo telefonato a Careggi e chiesto una visita, fatta giovedì, accuratissima, con la professoressa Elisabetta Coccia e la psicologa - riepilogano Marco e Alessia - Ci ha ridato la speranza. Dobbiamo rifare tutti gli esami per capire quante probabilità abbiamo, ma siamo sani, speriamo bene. Questa spinta della Toscana è per un Paese finalmente democratico: non è giusto che chi non ha soldi deve rinunciare a tutto, anche ad un diritto costituzionale come quello della vita e quindi anche di donarla, la vita».
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