Rieti, autocisterna esplosa sulla Salaria nel dicembre 2018: «Poteva trasformarsi in una strage»

L'esplosione del 5 dicembre 2018
di Massimo Cavoli
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Sabato 18 Novembre 2023, 00:10

RIETI - La tragedia con l'esplosione che si verificò all’interno del distributore della Ip, il 5 dicembre 2018, avrebbe potuto determinare un epilogo ben più grave, nei confronti di un numero maggiore di persone rispetto alle conseguenze che causarono, comunque, la morte del vigile del fuoco Stefano Colasanti e dell’automobilista Andrea Maggi, se la cisterna fosse esplosa sul posto anziché innescare un particolare fenomeno denominato “jet fire”. Tradotto dal linguaggio tecnico, significa che il fuoco sviluppatosi nel container trovò uno sfogo verso l’esterno attraverso una tubazione, anziché continuare ad alimentarsi dentro il container, e questo scongiurò che lo scoppio potesse verificarsi nell’area di servizio.

La spiegazione. A spiegarlo è stato David Ficorilli, componente della squadra di polizia giudiziaria dei vigili del fuoco, ricostruendo le modalità di gestione dell’emergenza messe in atto dopo che le squadre di soccorso dei comandi di Poggio Mirteto e Rieti erano giunte nel distributore sulla Salaria, dove le fiamme avevano iniziato a sprigionarsi durante le operazioni di trasferimento del carburante dalla cisterna al serbatoio interrato.
Una lunga deposizione, resa nel corso della seconda udienza del processo nei confronti della coppia di coniugi che gestiva l’impianto e dell’autista del mezzo di rifornimento, in cui Figorilli, rispondendo alle domande delle parti e, in particolare, dell’avvocato Francesco Tavani, difensore di uno degli accusati di omicidio colposo e disastro colposo, ha aggiunto anche che l’esplosione sul posto fu scongiurata proprio grazie all’immediata azione di parziale raffreddamento del container di gpl, già infiammato, da parte dei vigili.

Che cosa invece provocò il “jet fire” è purtroppo noto.

La dinamica. La cisterna fu espulsa come un proiettile dall’autoarticolato, finendo dalla parte opposta della Salaria, e investì Stefano Colasanti che, tornando a Rieti, pur essendo fuori servizio, si era fermato per collaborare con i colleghi nello spegnimento, mentre la seconda vittima, Andrea Maggi, fermo nella sua auto sulla vecchia Salaria che costeggia l’arteria nuova, venne investito da una bolla di gas incendiato prodotto dal fuoco. Processo che, iniziato a quasi cinque anni dai fatti, subirà ora un lungo stop, per poi riprendere il prossimo anno con una serie di udienze fissate tra marzo e maggio dedicate a raccogliere le deposizioni di circa trenta testimoni. Ma per arrivare alla sentenza e accertare le eventuali responsabilità (la presunzione di non colpevolezza vige anche nei processi, oltre che nelle inchieste) occorrerà ancora molto tempo.

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