Cisterna esplosa a Borgo Quinzio, dopo cinque anni inizia finalmente il processo

Cisterna esplosa a Borgo Quinzio, dopo cinque anni inizia finalmente il processo
di Massimo Cavoli
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Giovedì 16 Novembre 2023, 00:10

RIETI - Le immagini dell’incendio e dell’esplosione della cisterna di gasolio scorrono sullo schermo allestito nell’aula Caperna del tribunale durante la prima, vera udienza del processo che arriva a distanza di quasi cinque anni dai fatti. Processo che deve accertare le responsabilità di quanto avvenuto il 5 dicembre 2018 all’interno della stazione della Ip, lungo la Salaria per Roma, dove trovarono la morte il vigile del fuoco reatino Stefano Colasanti, e Andrea Maggi, un automobilista di passaggio che si era fermato lungo la vecchia Salaria, ad alcune decine di metri in linea d’aria dall’impianto, e che fu investito dallo scoppio. 

Video in aula. Le sequenze del filmato ricavate dal sistema di video sorveglianza del distributore, illustrate dal luogotenente del reparto Operativo dei carabinieri Daniele Dionisi, aiutano a capire cosa avvenne prima dell’esplosione e scorrono in un silenzio assoluto, davanti ad alcuni familiari delle vittime e di colleghi di Colasanti, riportando indietro le lancette del tempo a quel pomeriggio di morte e distruzione che non potrà mai essere cancellato.

Il sottufficiale illustra, aiutandosi con un indicatore luminoso, ogni momento, a partire dalle prime fiamme che si alzano dal retro dell’autoarticolato che trasportava la cisterna dalla quale era in corso lo sversamento del gpl nel serbatoio interrato, fino all’arrivo di Colasanti. 

La figura di Colasanti. La figura del vigile appare nitida, pur fuori servizio si era fermato vedendo il fuoco e voleva aiutare i colleghi che stavano giungendo con le autobotti da diverse sedi (il primo a giungere fu un mezzo di Montelibretti). Colasanti viene ripreso in tutte le sue azioni mentre altri pompieri iniziano a raffreddare con lanci di acqua e liquidi l’area interessata dal fuoco, fino al momento in cui la deflagrazione non fa volare via, come proiettili, la cisterna e la motrice scaraventandoli oltre la nuova Salaria. E lo scenario del dopo è immortalato dalle foto aeree scattate dall’elicottero dei Vigili del fuoco: una lunga striscia nera a segnare la strada seguita dall’incendio e i rottami dei mezzi esplosi sparsi in un campo, fin quasi a ridosso di alcune case lungo la vecchia Salaria.

C’è pure la possibilità di vedere il video girato con il cellulare dal passeggero di un autobus del Cotral, transitato davanti al distributore durante le prime fasi dell’incendio e prima che si verificasse l’esplosione. Il luogotenente Dionisi impiega ore a “spiegare” il filmato, qualche avvocato abbozza un tentativo di fare domande, ma il presidente Carlo Sabatini lo blocca e rimanda il controesame alla fine della proiezione. 

In aula due dei tre imputati. In aula, in disparte, ci sono Paolo Pettirossi e Anna Maria Di Niro, la coppia che gestiva l’impianto della Ip e che insieme all’autista dell’autoarticolato Gianni Casentini, sono imputati di concorso in omicidio colposo e disastro colposo. A loro viene contestata l’inosservanza delle misure di sicurezza da adottare in occasione delle operazioni di rifornimento di carburante e questa negligenza avrebbe impedito o ritardato ogni intervento quando le fiamme iniziarono a sprigionarsi.

Moglie e marito, difesi dagli avvocati Francesco Tavani e Luca Conti, non sono mai mancati alle udienze (le prime sedute sono state assorbite dalle eccezioni e dalle formalità per le costituzioni delle parti civili) e ieri hanno rivissuto i momenti, non facili neppure per loro, di quella tragedia. 

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