Il particolare dell’ordinazione fuori diocesi era stato sottolineato polemicamente dal vescovo di Verona Zenti. Sale sulle ferite della Chiesa reatina, dove durante l’episcopato Molinari le ordinazioni sacerdotali furono numerose e oggetto di polemiche tra il clero locale. Il timore era che molti di quei giovani arrivati da altre Diocesi non fossero in realtà adatti al sacerdozio, e che le loro scelte nascondessero situazioni personali non chiare. Costalunga ammette che all’epoca a Verona l’ordinazione gli fu negata ma glissa sulle ragioni: “E’ perché non sono né diplomatico né malleabile. Andai a Rieti a terminare il percorso di formazione e lì diventai sacerdote”. Sacerdote peraltro molto apprezzato dai parrocchiani, per la modernità delle sue idee – “l’unico prete che abbiamo visto ballare in piazza”, ricorda Umberto Fusacchia – e per il grande dinamismo che segnò la sua attività. Tant’è che a distanza di 18 anni dalla sua partenza in tanti a Sant’Elia avevano mantenuto contatti con lui e tutti, ma proprio tutti a Sant’Elia, sono rimasti di stucco nel sapere della sua scelta. “Ora mi sento libero di vivere la mia normalità – ha detto a Repubblica – anche la Chiesa vorrebbe farlo sembrare un abominio. Conosco altre situazioni come la mia e le conoscono anche i superiori ma le tollerano. E’ questa l’ipocrisia che ora voglio combattere”. Ma in cuor suo, dice Giuliano “sono e sarò sempre prete e continuerò a celebrare messa nell’intimo raccoglimento della mia casa”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA