Rieti, Don Giuliano si confessa:
"Ora sono libero e felice"

Don Giuliano
di Alessandra Lancia
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Mercoledì 4 Luglio 2018, 11:51
RIETI - Ancora non ci credono, i fedeli di Sant’Elia, che il loro ex parroco don Giuliano Costalunga abbia lasciato il sacerdozio (l’8 febbraio scorso) e si sia sposato col compagno Paolo (il 28 aprile) nell’isola di Gran Canaria, dove la coppia ha scelto di vivere. Ma è lo stesso Giuliano a confermarlo nell’intervista rilasciata oggi a Repubblica: “Adesso sono libero di vivere questo amore bello, libero e luminoso, senza costrizioni”. Col vescovo di Verona Giuseppe Zenti, che aveva definito la sua come una vicenda “tristissima”, lo scontro è aperto e potrebbe culminare domani sera in un clamoroso faccia a faccia al cospetto della comunità di Selva di Progno, l’ultima parrocchia del veronese dove don Giuliano ha esercitato il suo servizio sacerdotale. Il vescovo ha infatti riunito la comunità per spiegare l’accaduto, ma a quell’incontro vuole esserci anche l’ex parroco. Non sarà una passeggiata. Nell’intervista a Repubblica Costalunga ricostruisce la sua vicenda personale, dalla malattia (un cancro diagnosticato quando ancora era a Rieti, e che lo spinse a tornare in Veneto) all’incontro con Paolo, l’uomo che dopo molti anni ha deciso di sposare. E pensare che per prendere i voti don Giuliano lasciò il Veneto per Rieti, dove fu ordinato sacerdote in Cattedrale il 13 aprile del 1996 da monsignor Giuseppe Molinari. Fece il suo ingresso nella parrocchia di Sant’Elia il giorno dopo: la sua prima messa fu celebrata durante la festa patronale di San Vincenzo Ferreri.

Il particolare dell’ordinazione fuori diocesi era stato sottolineato polemicamente dal vescovo di Verona Zenti. Sale sulle ferite della Chiesa reatina, dove durante l’episcopato Molinari le ordinazioni sacerdotali furono numerose e oggetto di polemiche tra il clero locale. Il timore era che molti di quei giovani arrivati da altre Diocesi non fossero in realtà adatti al sacerdozio, e che le loro scelte nascondessero situazioni personali non chiare. Costalunga ammette che all’epoca a Verona l’ordinazione gli fu negata ma glissa sulle ragioni: “E’ perché non sono né diplomatico né malleabile. Andai a Rieti a terminare il percorso di formazione e lì diventai sacerdote”. Sacerdote peraltro molto apprezzato dai parrocchiani, per la modernità delle sue idee – “l’unico prete che abbiamo visto ballare in piazza”, ricorda Umberto Fusacchia – e per il grande dinamismo che segnò la sua attività. Tant’è che a distanza di 18 anni dalla sua partenza in tanti a Sant’Elia avevano mantenuto contatti con lui e tutti, ma proprio tutti a Sant’Elia, sono rimasti di stucco nel sapere della sua scelta. “Ora mi sento libero di vivere la mia normalità – ha detto a Repubblica – anche la Chiesa vorrebbe farlo sembrare un abominio. Conosco altre situazioni come la mia e le conoscono anche i superiori ma le tollerano. E’ questa l’ipocrisia che ora voglio combattere”. Ma in cuor suo, dice Giuliano “sono e sarò sempre prete e continuerò a celebrare messa nell’intimo raccoglimento della mia casa”.
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