LO SCENARIO
Fuori dai rigidi binari formali dettati dal Tar, il campo è minatissimo: c'è stato un risultato finale deciso con uno scarto minimo di voti (99) e c'è stato un contesto elettorale attraversato da ombre e tensioni politiche e segnato da evidenti ritardi ed errori nella fase di spoglio, sia nel primo turno che nel secondo. «Noi ci muoviamo sulla scorta delle indicazioni del Tar - prosegue - ci sono elementi da chiarire e capire da cosa sono dipesi ed è quello che faremo. Poi relazioneremo quello che abbiamo verificato ai giudici: ogni decisione spetta a loro».
L'UDIENZA
L'udienza è già stata riconvocata per mercoledì 15 novembre e a quella sentenza di merito potrebbe seguire un ricorso al Consiglio di Stato. Questo significa allungare ancora per mesi quell'ombra di incertezza sull'amministrazione in carica che, fatalmente, questa prima pronuncia del Tar ha ingenerato. Il sindaco Antonio Cicchetti può ben dire di continuare a lavorare come ha fatto in questi mesi - essendone pienamente legittimato - ma è un fatto che su un risultato elettorale già controverso si sia formalmente acceso un faro. E nei conciliaboli della politica ci si divide tra chi derubrica la vicenda a pura malagestione delle operazioni elettorali ai seggi da parte di presidenti e scrutatori e chi, invece, recupera e mette in fila tutti i veleni che segnarono le ultime, concitate fasi della campagna elettorale e questi primi mesi di governo del centrodestra. Fu Cicchetti, per primo, ad adombrare il rischio di voto di scambio, parlando di schede votate fotografate e chiedere alla Prefettura il rispetto rigoroso delle norme che vietano la presenza di cellulari all'interno delle cabine elettorali al momento del voto. Rischio poi paventato anche dal centrosinistra. Risultato: a tre mesi e mezzo dalla vittoria di Cicchetti, e dalla certificazione di una città divisa quasi equamente in due, non è ancora il tempo non già di una riconciliazione, ma neppure di una ricomposizione.
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