All’inaugurazione è stato presente anche don Andrea Manto, direttore del Centro per la Pastorale Sanitaria del Vicariato di Roma, che nell'iniziativa ha colto «non solo un segno di speranza, ma anche un segno culturale straordinario: di speranza perché ci dice, in un tempo difficile e di cultura “post-welfaristica” molto radicata, che bisogna impegnarsi per accogliere, includere e sostenere le fragilità, non però come un peso sociale, ma come un investimento in ciò che ci rende più uomini e che crea tessuti di comunità e di prossimità; culturale perché al cuore del servizio sanitario e al cuore di una città deve esserci proprio l’idea di prendersi cura con amore, paradigma e spinta affinché le istituzioni sanitarie siano sempre più se stesse. L’icona del samaritano diventa il modello per costruire la città dell’uomo, al cui centro deve esserci l’idea della presa in carico delle vite, soprattutto di quelle più fragili».
«E' il passo più grande che potevamo compiere come Pastorale sanitaria. Grazie alla diocesi, al vescovo che ci ha creduto e ai volontari siamo riusciti a fare qualcosa di bello e di importante, creando una struttura che si pone al servizio delle persone bisognose e di quanti vivono situazioni di fragilità», ha concluso il diacono Nazzareno Iacopini, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, che ha sottolineato l’importante contributo volontario offerto dai medici e dagli infermieri, ma anche da realtà associative come l’Unitalsi e la Confraternita di Misericordia.
Tra le istituzioni presenti alla cerimonia, anche il sindaco del Comune di Rieti, Simone Petrangeli e la dottoressa Marilina Colombo, direttore sanitario della Asl di Rieti.
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