L'Arma, presente con alcuni rappresentanti dell'Associazione carabinieri in congedo e con il presidente maggiore Argiolas che ha letto la preghiera del corpo, ha salutato questa mattina nella chiesa di San Michele Arcangelo Marcello Rampini, storico maresciallo e cavaliere del lavoro originario della provincia de L'Aquila, scomparso a 88 anni, che a Rieti era giunto nei primi anni della carriera e dove aveva scelto di restare, diventandone un reatino adottivo. Qui, insieme a sua moglie, aveva cresciuto i suoi tre figli ed era rimasto a vivere anche dopo aver smesso la divisa, alternando la frequentazione di vecchi colleghi di servizio con i quali era immancabile il rito del caffè quotidiano in piazza del Comune, con una piccola casetta a Cantalice dove amava trascorrere, finchè la salute glielo ha consentito, qualche ora di serenità in campagna.
Figura discreta, a Rampini furono affidati a lungo anche i rapporti con la stampa (era lui a preparare il "mattinale" con le notizie) che seppe abilmente gestire soprattutto in occasione di grandi eventi di cronaca dove era richiesta una particolare riservatezza per tutelare le indagini, e affiancò il tenente colonnello Matteo quando, nel 1978, fu scoperto a Vescovio, nel comune di Torri in Sabina, il covo delle Unità Combattenti Comuniste. Momenti di grande intensità investigativa (l'inchiesta condotta dal sostituto procuratore Giovanni Canzio portò a 23 arresti e a smantellare il gruppo fuoriuscito dalle Brigate Rosse) che il maresciallo ancora ricordava: "La scoperta del covo fu il risultato di una grande attenzione riservata dai carabinieri a tutto il territorio provinciale. Il colonnello Matteo, in persona, affiancava i suoi uomini e il giudice Canzio nelle diverse battute perchè l'allarme terrorismo era cresciuto dopo l'omicidio del colonnello dell'Arma Varisco e alcuni attentati avvenuti a Roma. La tensione era talmente alta che io stesso avevo ricominciato a girare con la pistola".
Un rigore, quello del maresciallo scomparso, ancora oggi ricordato e non di rado le pattuglie di passaggio, quando lo incontravano, non mancavano di salutarlo. Una figura di altri tempi che in tanti, questa mattina, hanno voluto richiamare.
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