Rieti, il giudice del lavoro respinge il ricorso
di Antonio Preite contro il licenziamento

Rieti, il giudice del lavoro respinge il ricorso di Antonio Preite contro il licenziamento
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Sabato 4 Aprile 2015, 16:53 - Ultimo aggiornamento: 20:21
RIETI - Antonio Preite non tornerà a lavorare in Comune. Non per il momento. E a dirlo è il giudice del lavoro, Valentina Cacace, che ha respinto il ricorso d’urgenza ex articolo 700 presentato dall’ex dirigente comunale del settore finanziario contro il decreto di licenziamento, firmato dal sindaco Simone Petrangeli il 30 settembre dello scorso anno e motivato da «gravi irregolarità contabili».



Il ricorso di Preite era finalizzato inoltre al reintegro nel posto di lavoro. Ma il «no» del giudice è stato netto. E su tutta la linea. Il decreto di rigetto della dottoressa Cacace porta la data del 2 aprile scorso. Mercoledì.



Un provvedimento che mette un punto fermo su una vicenda - amministrativa e politica allo stesso tempo - che si protrae da oltre due anni e che solo il 27 marzo scorso aveva fatto segnare un’ultima puntata, con l’assoluzione di Preite nel primo processo a suo carico. Assoluzione giunta davanti alla Corte dei conti che, in merito al mancato pagamento dell’Iva dovuta dal Comune nel marzo del 2012 (quasi 2 milioni di euro) aveva riconosciuto che «in ragione del patologico andamento finanziario dell’ente», Preite non aveva scelta se, con «le misere risorse a disposizione», voleva garantire i servizi pubblici essenziali e il pagamento degli stipendi dei dipendenti comunali.



Una prima vittoria che aveva portato Preite ad affermare che «ai giudici contabili» era bastata «la documentazione presentata per far capire in quali situazione si trovasse il Comune nel 2012». E poi: «Ho fatto degli errori? E’ possibile, ma su 8 dirigenti, un direttore generale, 9 assessori, possibile che abbia sbagliato sempre e solo io?».



LE MOTIVAZIONI

Una domanda alla quale oggi dà una prima risposta il giudice del lavoro. Che pronunciandosi sul licenziamento del dirigente e motivando il no al reintegro, spiega che «è un fatto che il Comune di Rieti abbia attraversato una situazione di profonda crisi che ha necessitato il ricorso nel 2013 al piano di riequilibrio economico e finanziario pluriennale, onde prevenire lo stato dissesto e che vi sia un nesso causale tra questo evento e le criticità contabili che avevano caratterizzato gli anni precedenti»



Ma «il dottor Preite - spiega la dottoressa Cacace - quale dirigente del settore finanziario avrebbe dovuto vigilare sui conti dell’ente e garantirne la tenuta regolare, ispirandosi ai principi di prudenza e di buona amministrazione, direttive fondamentali per il pubblico amministratore. Al contrario il dirigente ha permesso che si verificassero le irregolarità contabili che hanno investito gli anni 2001-2011 - rilevate dalla Corte dei Conti - le quali hanno determinato il significativo disavanzo del conto consuntivo dell’anno 2011 e una situazione debitoria tenuta celata fino al 2012, con debiti fuori bilancio, erronea conservazione dei residui attivi, irregolare registrazione di accertamenti di entrate; fatture passive non registrate, intaccamento delle risorse vincolate».



Per il giudice del lavoro, Preite sarebbe poi venuto meno anche a specifiche direttive della Corte dei Conti. Risulta infatti, che la Corte dei Conti con delibera del 2010 aveva contestato al Comune di gravi irregolarità contabili riferite all’esercizio del 2008. «Tali conclusioni - aggiunge la Cacace - assumevano per il dirigente del settore finanziario, a cui erano nella sostanza indirizzate, valenza di direttive generali con contenuti di rilevante interesse e perciò cogenti: ma Preite anziché recepire le direttive dell’organo preposto al controllo contabile, risulta che si sia adeguato alle contrapposte indicazioni dell’organo di indirizzo politico e che non abbia posto alcuna attività necessaria per modificare l’andamento della gestione dell’ente».
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