Rieti, riemerge in Sabina l'antico acquedotto di epoca romana

L'acquedotto
di Samuele Annibaldi
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Mercoledì 2 Dicembre 2020, 00:10

RIETI - Scoperto un antico acquedotto sotterraneo di epoca romana a Poggio San Lorenzo, territorio che si conferma rilevante dal punto vista archeologico. Il manufatto alimenta ancora oggi una serie di fontanili rurali in località Tiballi. Conosciuto da sempre dagli abitanti del luogo, ma mai studiato e ispezionato all’interno, l’acquedotto sotterraneo è stato per la prima volta documentato con foto e rilievi dal Gruppo Speleo Archeologico Vespertilio di Salisano. A segnalare l’ipogeo agli speleologi sabini è stato Maurizio Troiano, appassionato di storia e archeologia locale, che ha accompagnato gli studiosi e preso parte all’esplorazione. L’acquedotto, a sezione ogivale, si sviluppa per una sessantina di metri ed è interamente scavato in una formazione di breccioni e sabbie permeabili alternati a strati di argille impermeabili. «È un acquedotto molto simile ad altri individuati in diverse zone della Sabina - spiega Cristiano Ranieri, archeologo e presidente del Gruppo Vespertilio. - Il manufatto idraulico la cui datazione oscilla tra IV e II sec. a.C., deve essere stato utilizzato dai romani per il drenaggio della collina sovrastante e l’irrigazione delle colture limitrofe. A intervalli regolari si aprono cunicoli di accesso che avevano avuto la funzione di inizio scavo, pozzi di areazione e aperture per il deflusso idraulico. Una importante scoperta che contribuirà a far luce sullo stanziamento dei romani non solo a Poggio San Lorenzo ma in tutta la zona, senza dimenticare che ci troviamo a pochi chilometri da Trebula Mutuesca e a ridosso del percorso viario della Salaria. Un plauso anche all’amministrazione comunale per la collaborazione».

Le operazioni
«Durante i lavori di rimozione della frana dietro l’ex scuola elementare - dice il sindaco Giovanni Vallocchia - abbiamo avuto una bella scoperta.

Un tratto di cunicolo che faceva parte di un acquedotto antico ispezionato dagli speleologi. Tutto ciò conferma l’importanza del nostro comune in epoca romana, testimoniata anche dai bellissimi resti di mura in opera reticolata che ancora si possono ammirare. Ringrazio gli archeologi e gli studiosi per questa scoperta, punto di partenza per ricostruire la storia». La direzione scientifica delle ricerche è stata curata da Alessandro Betori della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale. Hanno preso parte all’esplorazione Maurizio Troiano, Alessandro Cardinale, Fabrizio Marincola, Giorgio Pintus e Cristiano Ranieri.

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