Il raid con le molotov, parla l'arrestato: «La mia una protesta contro le trivellazioni, responsabili del terremoto del 2016»

Il raid con le molotov, parla l'arrestato: «La mia una protesta contro le trivellazioni, responsabili del terremoto del 2016»
di Emanuele Faraone
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Sabato 5 Agosto 2023, 00:10

RIETI - Si è trattato di atti puramente dimostrativi. Per richiamare l’attenzione, senza l’intenzione di voler fare del male a nessuno. Anche perché situazioni di criticità sarebbero sussistite solo in presenza di benzina durante i rifornimenti e di notte, con i distributori chiusi, non si sarebbe creata nessuna situazione di pericolo. Ieri Francesco di Girolamo - davanti al Gip del tribunale di Rieti, Floriana Lisena - ha spiegato così, a suo modo e secondo una sua personalissima prospettiva, i cinque atti dinamitardi consumati nella notte di martedì scorso contro tre stazioni di servizio, la banca Unicredit e la chiesa di Madonna del Passo. Secondo le indagini condotte dalle forze dell’ordine (polizia e carabinieri) sarebbe lui l’autore di quel folle blitz notturno tanto da essere poi stato sottoposto a fermo a poche ore dai fatti e successivamente dichiarato in arresto. 

Il 33enne geologo reatino – assistito dall’avvocatessa Antonella Aguzzi e dal legale di fiducia Fabrizio Di Paolo del foro di Rieti – è comparso davanti al giudice per l’udienza di convalida nell’ambito di un interrogatorio-fiume di oltre un’ora al termine del quale c’è stata la convalida del fermo e la conferma della misura restrittiva in carcere. 

La scintilla scatenante. Facendo un passo indietro rispetto alla vicenda di questi giorni tutto – secondo le parole del 33enne indagato – avrebbe avuto origine alcuni anni fa presso la Procura di Arezzo.

Proprio negli uffici preposti del palazzo di giustizia toscano Di Girolamo – con competenze specifiche e studi nel settore geologico – aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica in riferimento al sisma di Amatrice del 2016 che - secondo la sua personale tesi - sarebbe stato causato dalle trivellazioni effettuate dall’azienda privata italiana “IP gruppo Api”, attiva nel settore dei carburanti, al fine di sfruttare i giacimenti nazionali di metano e petrolio nascosti nel sottosuolo. Quell’esposto però non ebbe mai alcun riscontro e non produsse nessun esito facendo insorgere nel giovane rancore e profondo livore. 

La rabbia repressa. Un tarlo che ha scavato per anni e che poi lo ha portato a commettere il tour incendiario prendendo di mira - non a caso - due distributori Ip sulle tre stazioni di servizio complessivamente colpite. Definitosi “comunista“, aspirante agente dei servizi segreti italiani, presso la cui sede aveva in passato presentato domanda di candidatura, voleva – secondo le proprie ragioni – richiamare l’attenzione con il dichiarato intento di farsi poi arrestare. Per questo si sarebbe fatto riprendere dalle telecamere, lasciando chiari indizi di colpevolezza e senza curarsi che l’autovettura utilizzata per i suoi spostamenti fosse ripresa dalle telecamere di videosorveglianza.

Il rischio. Quegli attacchi a suon di molotov avrebbero potuto rivelarsi molto pericolosi, in particolare uno (quello alla pompa di benzina contigua all’hotel Valentino a Vazia) in relazione al quale potrebbe anche configurarsi il reato di tentata strage. 
Il 33enne Di Girolamo ha invece spiegato il Gip che, in nessun episodio, ci sarebbe mai stato l’intento di creare pericolo contro persone o passanti in quanto solo la presenza di benzina in circostanze di rifornimento in atto può creare rischi o esplosioni. 
A suo modo una sorta di “pacifica” protesta per richiamare l’attenzione delle istituzioni. Di Girolamo – che a suo dire sarebbe andato a vivere in Germania in quanto ricercato dagli agenti dei servizi segreti – avrebbe inoltre fabbricato autonomamente le bottiglie-molotov seguendo solo alcune istruzioni raccolte nel web.

In carcere. Il giovane rimane ora detenuto nel nuovo carcere di Vazia in considerazione della pericolosità di reiterazione del reato e della pericolosità sociale dimostrata non solo con le cinque azioni dinamitarde messe a segno nella notte di martedì, ma anche per effetto di alcune sue stesse dichiarazioni riportate agli inquirenti e al Gip in fase di udienza di convalida.

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