Rieti, Petrangeli e il Senato:
lo schiaffo del Fatto

Simone Petrangeli
di Alessandra Lancia
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Venerdì 6 Maggio 2016, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 13:42
RIETI - «Schiaffo» del Fatto Quotidiano al compagno Simone Petrangeli: ieri il sindaco di Rieti figurava tra gli «immuni e contenti» della paginata di primi cittadini e consiglieri regionali indagati o sotto processo che avrebbero tutto da guadagnare con la riforma del Senato, perché con un possibile seggio a Palazzo Madama conquisterebbero anche l'immunità parlamentare. Immunità che tornerebbe utilissima per affrontare (o direttamente evitare) questioni giudiziarie in sospeso: nel caso di Petrangeli un'inchiesta per falso e turbativa d'asta.

Messa così - e messa due giorni dopo che il sindaco di Lodi per turbativa d'asta è finito addirittura in galera - è uno schiaffo in piena regola ad un amministratore di Sel pure «sostenuto» dal Fatto in diversi passaggi difficili del suo mandato. Nell'articolo, che elenca sindaci e consiglieri regionali indagati regione per regione - nel Lazio Petrangeli è in buona compagnia, col sindaco di Latina sotto processo per corruzione, i consiglieri regionali dem Vincenzi e Baldi, l'azzurro Abbruzzese, il «nero» Storace - null'altro si dice sull'inchiesta che investe Petrangeli.

La memoria di cronaca - e le verifiche in Procura - rimandano all'inchiesta del maggio del 2015 del procuratore capo Giuseppe Sajeva sulla partecipazione dell'Asm di Rieti alla gara per il servizio di rifiuti e igiene urbana di Cittaducale. Gara poi persa ma che sarebbe stata viziata da dichiarazioni false sulla percentuale di raccolta differenziata garantita da Asm nel Comune capoluogo dove presta servizio. Dichiarazioni peraltro non riconducibili direttamente al sindaco, che firmò una dichiarazione stilata dal dirigente comunale sulla base dei dati forniti dalla stessa Asm, all'epoca presieduta da Enza Bufacchi (anche lei indagata). Dunque, più un infortunio - e infortunio politico - che altro per Petrangeli, i cui legali stanno nel frattempo presentando istanza di archiviazione. Ma il neo resta. E ora anche la sagoma della «cinquina» del Fatto, a cui ieri nello staff del sindaco hanno deciso di non replicare.
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