Malasanità a Rieti, due anni di attesa per una risonanza magnetica

Malasanità a Rieti, due anni di attesa per una risonanza magnetica
di Marco Ferroni
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Giovedì 28 Settembre 2023, 18:57

RIETI - Si può attendere poco meno di due anni - un anno e dieci mesi, ad essere pignoli - per poter effettuare, in una struttura pubblica, una risonanza magnetica che possa evidenziare una possibile ernia cervicale? La risposta è semplice: sì, a Rieti è possibile. L’ennesima storia di malasanità, di ritardi burocratici e di lunghe liste d’attesa da sopportare, stavolta ha coinvolto una donna di 45 anni, residente in città, che martedì pomeriggio si è recata al Cup delle Asl di via delle Ortensie per prenotare un esame strumentale prescritto dal medico curante, per una sospetta ernia cervicale che da un po’ di tempo le procura dei dolori lancinanti e non la fa dormire.

I fatti. Una volta preso il tagliandino e rispettata la fila, la donna ha consegnato l’impegnativa alla sportellista di turno, che una volta prese le generalità e scansionato il barcode della prescrizione, prima di comunicare la prima data utile per poter svolgere l’esame, si è lasciata andare a un sorriso amaro: «Signora - ha esclamato la sportellista - il primo appuntamento disponibile è per il 10 luglio 2025: che faccio glielo prenoto?». La donna, dall’altra parte del vetro per poco non è caduta dallo stupore. Riavutasi in breve dalla ferale notizia, ha detto in maniera del tutto naturale: «No, grazie, faccio diversamente», e si è avviata mestamente verso l’uscita. 

Come darle torto? Come può essere pensabile che ancora oggi si debba assistere a situazione del genere nella sanità pubblica? A cosa serve, allora, pagare il Servizio sanitario nazionale se per un’urgenza o un problema comunque da risolvere entro breve, ci si debba imbattere in situazioni del genere? Ripetiamo, la prenotazione per una risonanza magnetica, finalizzata a evidenziare la possibile presenza di un’ernia cervicale, accordata a 22 medi di distanza.

Le reazioni. La storia, in poco meno di un amen è diventata virale anche sui social, raccontata per filo e per segno proprio per evidenziare l’accaduto.

Perché dieci minuti dopo aver constatato che sarebbero serviti quasi due anni di attesa per effettuare quella risonanza, la donna, telefonando a una struttura privata del posto, si è sentita rispondere: «Signora, se vuole abbiamo già posto domattina alle 12,40: sono 110 euro». Le reazioni dei ‘navigatori’ social sono state di rabbia e indignazione, di sdegno e rammarico. «Ormai ci si può curare solo privatamente», scrive un utente. «Io e i miei familiari abbiamo sottoscritto una polizza assicurativa sanitaria che ci rimborsa fino all’80% della prestazione», ribatte un altro qualche commento dopo. E ancora: «A questo punto meglio intasare il pronto soccorso, così forse qualcuno si renderà conto della situazione». 

C’è tanta carne a cuocere, quindi, per i nuovi vertici dell’azienda sanitaria reatina che, pur risultando in una recente indagine come la migliore del Lazio sul fronte delle attese per esami e servizi, sembra ora investita dall’onda lunga del generale marasma che, nell’ambito della sanità pubblica, sembra regnare sovrano nell’intera regione Lazio.

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