Berlusconi: «Serve un nome concordato». Resta la fronda interna a FI

Berlusconi: «Serve un nome concordato». Resta la fronda interna a FI
di Marco Conti
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Sabato 24 Gennaio 2015, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 10:10
Gongola perché al Senato le votazioni scivolano come l'olio e neppure un emendamento è passato sul filo. E' entusiasta per il telefono che ha ripreso a squillare come un tempo. Eppure un paio di questioni agitano i pensieri di Silvio Berlusconi dopo le telefonate mattutine con quel gruppo di stretti consiglieri guidato da Paolo Romani, il capogruppo che al Senato ha ridotto il dissenso «facendosi concavo e convesso» e supportato dalle senatrici Rossi, Gelmini e Bernini.

TENTATIVO Il primo cruccio riguarda i tentativi che Matteo Renzi sta facendo per recuperare la sinistra del suo partito. Sull'Italicum l'ex Cavaliere ha incassato una vittoria a tutto tondo dimostrando, numeri alla mano, che la legge elettorale non sarebbe passata senza l'apporto dei suoi senatori. Analogo risultato, ottenuto sull'elezione del successore di Giorgio Napolitano, porrebbe il Patto del Nazareno a fondamenta del prossimo settennato e sarebbe in grado di rilanciare il ruolo politico dell'ex premier riproducendo, in scala, l'operazione che portò Ciampi ad essere eletto alla prima votazione.



L'ex Cavaliere sa anche che se invece avesse successo il tentativo del premier di recuperare tutta o in parte la dissidenza Pd, l'apporto dell'opposizione azzurra sarebbe ridimensionato. O addirittura annullato qualora anche gli ex cinque stelle dovessero condividere la proposta che avanzerà martedì Renzi. A sostegno dei timori dell'ex premier la previsione di un ex ministro: «Renzi farà con Civati la stessa operazione che quelli di An fecero nel '95 con Rauti». Ovvero mettere alla porta l'onorevole dalle giacche a scacchi contenendo la dissidenza.



Resta il fatto che sulle reali intenzioni del premier anche ad Arcore si naviga a vista e non perché non siano stati fatti nomi nel recente incontro di Berlusconi con Renzi, ma perché ne sono stati fatti troppi. Persino il nome di Amato, non ha scomposto più di tanto il presidente del Consiglio. Per non farsi trovare impreparato Berlusconi una sua scaletta l'ha fatta e i nomi che non dispiacerebbero vanno da Amato a Casini, passando per Mattarella e la Finocchiaro. E c'è chi non esclude apprezzamento per il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino.



Una sorta di desiderata non certo vincolante perché più del nome all'ex Cavaliere interessano le garanzie di agibilità politica che intende recuperare in tempo per nuove elezioni. Comunque sia Berlusconi ha già schierato Antonio Martino come candidato di bandiera, qualora si decidesse di votare nelle prime tre votazioni tenendo coperto il nome. «I candidati di bandiera sarebbero un errore così come le schede bianche - sostiene l'ex ministro azzurro - meglio votare il nome giusto da subito e portarlo sino alla quarta. Se Bersani avesse fatto così con Franco Marini, ora sarebbe presidente».



CRUCCIO Il ritrovato ruolo di azionista di maggioranza del centrodestra spinge anche l'ex presidente del Consiglio a coltivare il ritrovato rapporto con Alfano che incontrerà mercoledì e con il quale ha instaurato un patto di consultazione utile anche in vista delle prossime elezioni regionali. Il leader Ncd (che ha visto Renzi) spiega: «Sarebbe arrogante dire di no a un candidato del Pd. Siamo certi che proporranno una personalità condivisa all'interno della maggioranza».



Il secondo cruccio dell'uomo di Arcore va invece sotto il nome di Raffaele Fitto. L'ex ministro non molla la presa anche se il fronte alla sinistra di Renzi, Sel compreso, è troppo spaccato per immaginare un fronte unico. L'organizzazione del partito e il ruolo di FI rispetto al governo sono gli obiettivi dell'europarlamentare che intende «sgualcire» i sogni ministeriali di qualche collega di FI.