Il retroscena/Il Papa sposta l’asse dalla Chiesa italiana a quella globalizzata

di Francesco Ruffini
3 Minuti di Lettura
Domenica 25 Ottobre 2015, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 00:09
Il primo Sinodo dei vescovi dell’era della Chiesa collegiale è giunto a buon fine. Ed è probabile che, nell’immediato e nel futuro, verrà ricordato per due o tre sorprese riservate ai conservatori. Sorprese che il Papa e la maggioranza dei bravi padri sinodali hanno confezionato per altrettanti settori della Chiesa Cattolica. Il 17 ottobre, commemorando il cinquantesimo anniversario della sua istituzione, e ricordando le parole con le quali il beato Paolo VI presentò la struttura al mondo cattolico della sua epoca, Papa Francesco ha fatto bene intendere ai curiali presenti, e a quelli che verranno, che devono rassegnarsi ad una “nuova forma” di Chiesa. Quella dei nostri giorni è ancora eterodiretta da un “potere centrale”, la curia romana appunto, con una dinamica dirigista che, anche ai tempi in cui brillava per la saggezza dei suoi componenti, faticava ad essere recepita come guida del mondo cattolico.

E così con l’implosione della curia romana, ormai diventata agli occhi del mondo un eccentrico serbatoio di cronache da vaudeville d’altri tempi, Papa Francesco può realizzare il sogno di Paolo VI e dei Padri del Concilio Vaticano II: ridare alla Chiesa la sua forma sinodale, decentrando tutte le istanze amministrative, disciplinari e pastorali a livello diocesano, regionale e continentale perché, come egli ha precisato: «Non è opportuno che il Papa sostituisca gli episcopati nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori». Se non sarà più “opportuno” per il Papa, non lo sarà certo per gli uomini dell’apparato di Roma. Addio, quindi, a Santa Romana Chiesa e benvenuta Santa Chiesa Universale senza qualificativi confessionali.

Altro annuncio promosso da questo Sinodo è stato quello di un’ imminente «riforma del Papato» che Francesco ha spiegato usando l’immagine della «piramide rovesciata», dove il Papa non sta sopra ma sotto, perché è un battezzato tra battezzati, un vescovo tra vescovi. La frase non è nuova né rivoluzionaria, la Chiesa Cattolica la possiede nel suo patrimonio dottrinale a partire da Pio IX e dal Concilio Vaticano Primo. La formulazione dell’infallibilità infatti, dichiara il Papa “infallibile” solo quando “conferma” il “senso della fede”, il modo con cui i fedeli interpretano il Vangelo. Il beato Johnn Herny Newman, il convertito anglicano diventato cardinale, riassumeva il decreto sull’infallibilità papale del Vaticano Primo così: «Il primo Vicario di Cristo sulla terra è la coscienza della persona umana».



E quindi sostiene Papa Francesco: «il Popolo di Dio… è infallibile in credendo. Il sensus fidei impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, giacché anche il Gregge possiede un proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa». Dunque tradotto in soldoni, il Papa ha ricordato che la sua “infallibilità” è legata alla fede vissuta dal gregge e non a quella teorizzata dai dottori, da coloro che credono di essere più cattolici di lui.

Ma le sorprese non finiscono qui perché proprio a metà sinodo, i partecipanti al “Coetus Germanicus”, (in realtà il gruppo comprende, dai fiamminghi agli slovacchi, tutti i Paesi dell’area germanica) hanno prodotto un documento di due pagine su come affrontare i “casi difficili”: accesso all’eucarestia per i divorziati risposati, convivenze, forme di matrimonio non canoniche. Si tratta di un bel riassunto della dottrina di Tommaso d’Aquino sull’equità canonica (l’aristotelica epikeia del quinto libro dell’Etica a Nicomaco) ossia: quando l’applicazione di una legge crea una situazione più grave della sua non applicazione, si agisce con equità. Cioè il concedere o non concedere la comunione entra nel potere della pastorale della Chiesa e nelle norme della liturgia, stabilite dalla Chiesa secondo la sua prudenza. E queste sono “dispensabili” sia dai vescovi sia dai parroci.



Un messaggio a quanti si considerano più cattolici del papa: volete fare i conservatori? Studiate di più e meglio.