Una considerazione che viene avvalorata dall'organizzazione umanitaria Oxfam che ha calcolato che il numero dei migranti che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere un altro paese è aumentato di oltre un quinto. In tutto il mondo sono morte 5.700 persone da allora, fuggendo dai propri paesi: un incremento del 22,2% rispetto all’anno precedente, che aveva registrato 4.664 decessi.
Questo significa che, dall’inizio del 2016, lungo le rotte migratorie in tutto il mondo muore 1 persona ogni 80 minuti.
In questo tragico quadro, il Mediterraneo si conferma la rotta più letale con 4.181 persone morte dal ritrovamento del corpo di Aylan, il 12,6% in più rispetto all’anno prima: a dimostrazione di quanto sia fallimentare l’approccio dell’Unione Europea varato con l’Agenda sulle Migrazioni del 2015. Il 2016, poi, è stato un anno particolarmente funesto: i numeri dicono che il numero di persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo Centrale, dal Nord Africa all’Italia, nei primi otto mesi dell’anno, è quasi uguale a quello dell’intero 2015.
In più, tutti i calcoli effettuati a livello globale sono da ritenersi inesatti per difetto, dato che non si hanno rapporti e dati certi su alcune rotte. Alcune stime, ad esempio, dicono che l’attraversamento del Sahara per raggiungere la costa sud del Mediterraneo è ancora più letale dei viaggi via mare verso l’Europa.
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