Scuola, premi di merito a un insegnante su 10: è scontro sulle regole

Scuola, premi di merito a un insegnante su 10: è scontro sulle regole
di Lorena Loiacono
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Martedì 5 Aprile 2016, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 19:39

È entrato nelle scuole dalla porta principale, come punto di forza della riforma scolastica, ma ad oggi il bonus per la valutazione del merito è ancora in alto mare. O, meglio, in acque tempestose: quella della protesta che si fa strada nei singoli istituti. E dai sindacati, che in blocco hanno abbandonato l'ultimo incontro al ministero, partono scioperi e referendum abrogativi. Mancano appena due mesi alla fine dell'anno scolastico e i comitati di valutazione, i nuclei che dovrebbero stabilire i criteri per suddividere i soldi tra i più meritevoli, in tanti casi ancora non ci sono o non sanno ancora come muoversi.

UN FONDO DI 200 MILIONI
La legge 107 prevede infatti che da quest'anno vengano assegnati alle istituzioni scolastiche i fondi per il merito da suddividere poi tra il 10% dei docenti di ruolo più meritevoli. Il Ministero dell'istruzione ha previsto che, partendo da un fondo annuo di 200milioni di euro, la cifra che arriverà ad ogni singola scuola in media sarà di 23mila euro e verrà stabilita in base al numero dei docenti presenti e al tipo di “complessità” della scuola, tenendo conto quindi della presenza di ragazzi stranieri o diversamente abili e di particolari condizioni ambientali o sociali. Una somma che, entro giugno, dovrà arrivare quindi nelle tasche dei docenti che si sono contraddistinti per il loro lavoro. I criteri per la valutazione devono essere stabiliti dal comitato in base alla qualità dell'insegnamento per il miglioramento della scuola e per il successo formativo degli studenti, per l'innovazione didattica e per l'organizzazione e la formazione del personale stesso.
 

PARAMETRI IN ARRIVO
In base a questi parametri, il dirigente scolastico individuerà sia gli insegnanti da premiare sia la somma che verrà loro elargita. Non potranno arrivare soldi a pioggia, per tutto il corpo docente, ma neanche solo ad uno o due insegnanti. Insomma, una bella responsabilità che potrebbe creare malumori nelle scuole. Intanto stentano a partire i nuclei di valutazione che devono essere composti dal dirigente scolastico, da tre docenti e da due genitori fino alla scuola media mentre alle superiori uno dei due genitori viene sostituito da uno studente. A questi si aggiunge poi un membro esterno, inviato direttamente dall'ufficio scolastico regionale di competenza, e potrà essere un tecnico, un docente o un preside sul territorio. Il Miur sta predisponendo un monitoraggio per capire quanti comitati sono stati organizzati e come stanno lavorando. Per il momento alle scuole non è stato ancora comunicato di quanti soldi possono effettivamente disporre ma la tabella uscirà a breve. Il problema principale ora sembra essere lo scontro con i sindacati che, due settimane fa, abbandonarono il tavolo al Miur.

LE PROTESTE
«Il bonus - denuncia Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil - viene considerato come retribuzione accessoria dalla legge 107 e allora, in quanto tale, deve essere oggetto di contrattazione. Così non è stato. Senza contare che riteniamo indispensabile che i criteri qualitativi vengano affidati al collegio dei docenti che altrimenti verrebbe privato della sua competenza. La scuola rischia di diventare l'unico caso della pubblica amministrazione in cui il dirigente scolastico rappresenta anche un'autorità salariale. Siamo pronti alle procedure di conciliazione e, se necessario, arriveremo fino allo sciopero». Non solo mobilitazione, la Gilda insegnanti punta dritta alla raccolta delle firme per un referendum abrogativo della legge: «Per la modifica della legge attraverso la procedura parlamentare - spiega Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti - stiamo inoltre predisponendo i ricorsi sui comitati di valutazione in contrasto con la normativa sul salario accessorio».
 
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