Il partito è in subbuglio. Si narra di Dario Franceschini e Piero Fassino in pressing su Renzi per provare a fargli rinviare le primarie del 30 aprile. Obiettivo: scongiurare che il confronto sulla leadership del partito avvenga nel pieno di una tempesta giudiziaria che coinvolge persone molto vicine all'ex premier. E che vede in prima linea Michele Emiliano, il competitor di Renzi insieme ad Andrea Orlando, pronto a brandire (verrà interrogato in settimana prossima) alcuni sms scambiati nel 2015 con Lotti riguardo a una richiesta di appuntamento avanzata da Russo, amico di Tiziano, anche lui indagato nella stessa inchiesta.
Renzi predica calma. Conferma la fiducia alla magistratura ed è certo dell'onestà del padre. Si dice convinto, al contrario di molti fedelissimi, che questa ondata di fango cavalcata dai grillini non inciderà sulle primarie. Ma è evidente che un passaggio cruciale è l'interrogatorio di oggi del padre che continua a professare la propria innocenza. Al Nazareno sperano che i magistrati romani si limitino a confermare il "traffico di influenze" senza aggiungere altre accuse. Lasciando dunque la figura del padre dell'ex premier ai margini dell'inchiesta. Ma l'intero Pd e non solo Matteo, fino a quando oggi pomeriggio Tiziano Renzi non lascerà gli uffici della Procura di Roma tratterrà il respiro.
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