Ruby, Berlusconi dopo assoluzione: ero certo ora riavrò anche l'eleggibilità

Silvio Berlusconi
di Marco Conti
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Mercoledì 11 Marzo 2015, 05:39 - Ultimo aggiornamento: 19:15

«Assolto! Non ho mai avuto dubbi». La decisione della Cassazione arriva pochi minuti prima della mezzanotte. «Me l'aspettavo», è il primo lapidario commento di Silvio Berlusconi che ha trascorso il pomeriggio di ieri al telefono con i suoi legali sperando di capire come sarebbe andata a finire.

«Quel ricorso era inammissibile», sostengono sin dalla prima mattina i legali Coppi e Dinacci e l'ex premier lo ripete sciorinando, a modo suo, anche gli articoli del codice e «l'assurdità dei reati che mi contestano». «È una doverosa assoluzione per un processo che mai si sarebbe dovuto celebrare» gli fa eco il consigliere politico di FI, Giovanni Toti.

«Ora chi mi ridà gli anni persi dietro ad accuse assurde», sostiene Berlusconi che ringrazia più volte i suoi legali dandogli appuntamento a Roma.

La conferma dell'assoluzione, spuntata nel luglio dello scorso anno, rappresenta una vittoria in grado di produrre effetti anche su altri processi che rischiano di figliare dalla vicenda Ruby e dalle «cene eleganti» di Arcore.

MAGLIE

A preoccupare il Cavaliere ci sono altri filoni d'inchiesta ancora aperti a Napoli per la presunta compravendita di senatori e a Bari per il caso Tarantini. Il Cavaliere temeva di perdere i benefici che la legge gli ha riconosciuto con il completamento dei servizi sociali fatti a Cesano Boscone. Le maglie strettissime della legge Severino sono ormai un vero e proprio incubo per il fondatore di FI anche se l'attesa è tutta per la pronuncia della Corte Costituzionale e della corte di Giustizia Europea che dovrebbe cassare la retroattività dell'incandidabilità. «Io con minorenni? Un'assurdità», ripeteva da mesi il Cavaliere.

Dopo una mattinata trascorsa a ”gestire” da Arcore le tensioni che spaccano il partito e i gruppi parlamentari di Forza Italia, Berlusconi è rimasto appeso al telefono in attesa di notizie dal Palazzaccio. Oggi sarà a Roma per cercare di ricomporre i cocci di un partito dilaniato e unito solo dall'insofferenza per il ”cerchio magico” che ad Arcore filtra telefonate ed incontri. Malgrado gli sconforti e le amarezze degli ultimi anni, a ritirarsi dalla politica non ci pensa «perché - come sostiene uno che lo conosce bene, il fratello Paolo - Silvio è un combattente e deve morire da combattente». Senza l'obbligo dei servizi sociali e libero di muoversi, il Cavaliere pensa di riprendere a girare per l'Italia anche in vista delle elezioni regionali, sventolando un'assoluzione che «mi ripaga solo in parte di tanto fango».

Gli ultimi mesi hanno prodotto sondaggi da incubo per Forza Italia ma Berlusconi è convinto che il partito possa recuperare sulla Lega di Salvini. La mozione degli affetti, attraverso la quale ieri il Cavaliere è riuscito a ricompattare il gruppo azzurro della Camera, ha fatto leva anche sull'argomento super rodato dell'assalto giudiziario in corso. La preoccupazione per l'attesa del verdetto della Cassazione ha ammorbidito anche i caratteri più duri e piegato gli argomenti politici al solito teorema delle toghe rosse che «tentano da vent'anni di farmi fuori politicamente».

GUERRA

L'argomento si presta ad essere rispolverato in campagna elettorale e contro Matteo Renzi leader che, a giudizio del Cavaliere, conferma un vecchio teorema «comunista». Ovvero che «per la sinistra il partito viene prima del Paese». «Il mancato rispetto del patto del Nazareno» permette a Berlusconi di sostenere che «la «guerra civile che speravamo di chiudere» continua e che «sinistra-comunista» e «toghe rosse» torneranno ad essere - specie dopo l'assoluzione - gli argomenti buoni per la campagna elettorale più o meno strisciante che arriverà fino al 2018. Quando, secondo Renzi, ci saranno le elezioni e Berlusconi, anche in costanza della legge Severino, sarà di nuovo candidabile.