Riforme, nei democrat è guerra di nervi. I renziani: no a ritocchi

Riforme, nei democrat è guerra di nervi. I renziani: no a ritocchi
di Emilio Pucci
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Domenica 13 Settembre 2015, 06:26 - Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 08:34
ROMA - Riforme, lo schema è sempre lo stesso e non cambia: nessuna modifica all'articolo 2, i vertici del Nazareno proveranno a sfilare una decina di dissidenti alla minoranza, gli altri voti arriveranno «altrove», come ha detto il sottosegretario Lotti. Ma una parte dei renziani a palazzo Madama nasconde perplessità sulla prospettiva di spaccare il Pd.

Ecco perché il vicepresidente del gruppo, Tonini, ha cercato ieri di aprire uno spiraglio per evitare la rottura: «Ok ad una riapertura chirurgica all'emendabilità dell'art.2 della riforma, ma solo a patto che ci sia alla base un accordo forte e leale». Un dialogo con Chiti che aveva dato il via libera alla strada di un Senato espressione delle Autonomie locali. Un'apertura subito rilanciata dalla minoranza con Mucchetti («Cade un tabù, il quadro della discussione puo'cambiare») e altri. Ma il varco si è chiuso in un attimo, con l'irritazione di Zanda (che comunque era stato informato), del premier Renzi e di tutto il governo. Subito è arrivato lo stop firmato dal vice segretario Guerini: «Modificare l'articolo 2 rischierebbe di farci ripartire da zero e, quindi, sarebbe un errore». «Si può intervenire su altri articoli», e' l'altolà anche di Rosato. E allora e' sempre muro contro muro.



LA STRATEGIA

In attesa del pronunciamento di Grasso sull'emendabilità del cuore della riforma, la battaglia si sposta sui numeri. E la sta conducendo – su “mandato” di Renzi e Lotti – soprattutto Verdini. L'obiettivo dell'ex coordinatore di FI è ambizioso: arrivare a 20 senatori. Villari, Zizza, Cardiello, Auricchio, Ruvolo, Amoruso: alcuni di questi nomi già dovrebbero uscire allo scoperto all'inizio della settimana, altri – soprattutto in Ncd e in Gal – ci stanno pensando. All'appello potrebbero mancare quattro o cinque alfaniani («Alcuni del mio gruppo sono pronti a votare no», ha ammesso Renato Schifani), ma la maggioranza, è la scommessa di Verdini, sarà di 167. Poi – questo il piano - dal 15 ottobre si volta pagina. Nascerà, e' la convinzione del regista del patto del Nazareno, una nuova maggioranza parlamentare. Senza quei bersaniani che voteranno contro il ddl Boschi. Dopo il via libera al pacchetto costituzionale partira' il progetto di costituire un “rassemblement” che potrebbe comprendere Ala, Scelta civica, Ap per essere l'unico interlocutore del premier. E ‘Ala' si strutturerà sul territorio.



La sede c'è già (in via Poli), l'obiettivo è giocarsi la partita del consenso già alle amministrative. Il “nuovo centro” cercherà di convincere Renzi a modificare la legge elettorale. Magari resuscitando la legge dei sindaci con l'apparentamento. «Se alle politiche arrivassimo al 2% potremmo avere 32 deputati», e' la prima simulazione fatta dai verdiniani che martedì saranno “presenti” anche alla Camera.