Il premier: non faremo sconti a nessuno. Pesa il precedente di Genovese

Il premier: non faremo sconti a nessuno. Pesa il precedente di Genovese
di Marco Conti
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Giovedì 11 Giugno 2015, 05:48 - Ultimo aggiornamento: 08:07
ROMA - «La responsabilità civile dei magistrati è una norma di buon senso: se voi sbagliate pagate, ed è giusto che tutti i servitori pubblici se sbagliano finalmente paghino». Il taglio delle ferie non lo ha ricordato, ma il riferimento fatto ieri da Matteo Renzi nel suo intervento all'assemblea di Federalimentare, suona - nel giorno dell'ennesima iniziativa delle procure - come sfida e rivendicazione delle norme volute dal governo.



FUOCO

La richiesta di arresto del senatore Azzollini da parte della procura di Trani, la stessa che indaga sul presunto complotto internazionale ordito ai danni del governo-Berlusconi, mette a dura prova gli equilibri interni alla maggioranza che ieri al Senato è andata sotto. Se lo scandalo di Mafia Capitale ha messo sulla graticola il Pd romano con evidenti ripercussioni nazionali, la richiesta di arresto per il presidente della commissione Bilancio del Senato segue alle indagini in corso sul sottosegretario Castiglione. Quest'ultimo, come Azzollini, esponente del Ncd. Una coincidenza che interroga anche se a Renzi non fa dire ciò che invece sostiene Fabrizio Cicchitto. Ovvero che «giudici di sinistra e media di destra stanno concentrando il fuoco sul Ncd per rendere difficile la vita al governo». A palazzo Chigi non c'è la sensazione dell'assedio anche se c'è chi fa notare come ieri l'altro la procura di Genova abbia deciso di non accogliere la richiesta di archiviazione fatta dal pm sulla vicenda che vede coinvolto il padre di Renzi. I tempi per un nuovo scontro con le toghe, dopo quello di inizio anno sorto a seguito del taglio delle ferie, non sembrano maturi anche perché Renzi non intende lasciare ai Cinquestelle e alla sinistra del suo partito la bandiera della lotta alla corruzione.



PRECARI

Un conto, quindi, l'avviso di garanzia comminato a Castiglione, un conto è una richiesta d'arresto sulla quale vale per Renzi il tweet che fece nel maggio dello scorso anno dopo il voto su Genovese: «Il Pd crede che la legge sia uguale per tutti. E la applica, sempre. Anche quando si tratta dei propri deputati». Con la richiesta di arresto del senatore rischiano però di compromettersi ancora di più i già precari numeri della maggioranza a palazzo Madama. Il via libera all'arresto del deputato Francantonio Genovese, che un anno fa Renzi diede chiedendo il voto palese, costituisce un precedente di cui non si potrà non tenere conto quando la richiesta per Azzollini arriverà in Senato. «Non ho abitudine ad interpretare i fatti giudiziari, leggerò bene le carte», spiega il cauto Luigi Zanda. Per il capogruppo del Pd al Senato si annuncia un periodo caldo e reso ancor più rovente dall'intreccio di questioni giudiziarie con nodi politici. La riforma della scuola dovrebbe arrivare in aula tra un paio di settimane. Il voto di fiducia non è escluso perché i tempi stringono, la sinistra del Pd non sembra disposta a lasciare la trincea condivisa con i grillini e Azzollini potrebbe comportarsi come già fece ad ottobre dello scorso anno quando decise di votare l'Ialicum solo dopo che fu bocciata la richiesta dell'uso delle intercettazioni su altra inchiesta che lo riguardava



Ieri il partito di Alfano ha fatto quadrato difendendo Azzollini. Renzi, visti i numeri al Senato, non può rompere con i centristi che, con le dimissioni da ministro di Maurizio Lupi hanno già pagato un prezzo alto. Senza contare che il garantismo di FI va a corrente alternata. A dare una mano a Renzi è il calendario che prevede tempi maturi per le turnazione delle presidenze delle commissioni.