Migranti, Minniti in Algeria: stop ai barconi verso la Sardegna

Migranti, Minniti in Algeria: stop ai barconi verso la Sardegna
di Cristiana Mangani
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Martedì 5 Settembre 2017, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 08:23

Undici sbarchi in quattro giorni, 160 migranti che hanno lasciato la spiaggia di Sidi Salem ad Annaba (500 km a est di Algeri), direzione Sardegna. Un numero che va ad aggiungersi agli 800 già approdati sulle coste del Sulcis e di Cagliari dall'inizio dell'anno, e che potrebbe superare i 1.106 registrati nel 2016. Non è un caso il viaggio del ministro Minniti ieri ad Algeri. Il responsabile del Viminale ha voluto incontrare il suo omologo Noureddine Bedoui, il capo degli Esteri e il premier, per «rinsaldare gli antichi rapporti», ma anche per parlare della nuova rotta migratoria verso la Sardegna di giovani clandestini prevalentemente algerini.

COLLABORAZIONE TRA 007
L'accordo, che potrebbe essere firmato il prossimo ottobre a Roma, prevede il rafforzamento della cooperazione già in atto contro il traffico di esseri umani e la cooperazione strategica e politica per la Libia. «Abbiamo deciso - ha spiegato il ministro - di implementare ulteriormente il rapporto che deriva da un accordo firmato nel 2009. Un rapporto di cooperazione che già funziona in maniera molto importante tra le agenzie di sicurezza algerine e quelle italiane, la gendarmeria algerina e i carabinieri italiani. Tuttavia è importante implementarlo ancora di più e nei prossimi giorni sarà qui ad Algeri un ufficiale di collegamento del Dipartimento di pubblica sicurezza italiano per continuare a collaborare». E ancora: «Siamo grati - ha aggiunto Minniti - a questo Paese per quanto ha fatto nella lotta contro il terrorismo. Se, in un momento molto difficile, l'Algeria non avesse retto, sarebbe probabilmente cambiata anche la storia del Mediterraneo. C'è un'alleanza strategica sulle grandi sfide che abbiamo di fronte nel campo della sicurezza, dell'immigrazione e dello sviluppo. Avevamo già rapporti eccellenti, oggi possiamo dire che li abbiamo ulteriormente migliorati».

La notizia è stata accolta con grande sollievo dal governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru. Era stato proprio lui già da giugno scorso, a chiedere un intervento concreto del governo per limitare gli effetti di questi arrivi in un territorio che riesce a gestire con grandi sforzi quelli che già ha. Il presidente della Regione aveva scritto una lettera al responsabile del Viminale nei giorni scorsi per segnalare l'emergenza. E ora dice: «L'obiettivo, condiviso con il ministro, è fermare i flussi irregolari e chiudere quel canale. L'accordo con l'Algeria è un passo importante».
Dal governo sardo era stato lanciato un vero allarme sociale. Negli ultimi mesi si erano verificati molti episodi di intolleranza e di aggressione.

A cominciare dai centri di accoglienza presi d'assalto a Burcei nel cagliaritano, o a Sassari, oppure all'incendio con il quale è stato distrutto il furgone di un ambulante senegalese. Il 27 luglio a Dorgali si è sfiorata la strage quando durante la notte è stato piazzato, da persone rimaste sconosciute, un ordigno composto con una grande quantità di polvere da cava davanti alla sede di un centro dove dormivano 64 migranti. E se non bastasse, la giunta regionale ha anche fatto passare un emendamento dell'opposizione al Testo unico in materia di turismo che vieta incentivi alle strutture turistiche che accolgono migranti. Da qui un'interrogazione parlamentare presentata a Minniti sul rischio di una deriva xenofoba. E la decisione di anticipare la missione ad Algeri.

LA FATWA
Nel frattempo, anche dal fronte algerino arrivano iniziative per dissuadere dalle partenze. Centinaia gli arresti negli ultimi tre mesi, e numerosi i morti, tanto che ad Algeri il ministero degli affari religiosi ha emesso una fatwa (parere religioso) per sconsigliare agli harraga (come viene chiamato chi passa la frontiera illegalmente) di lanciarsi in un'avventura che avrebbe potuto mettere in serio pericolo le loro vite, e soprattutto affermando che l'emigrazione clandestina equivale a un tentativo di suicidio, proibito dalla religione musulmana.

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