TEMPI RIDOTTI
Il punto centrale è l'abbattimento dei tempi per riconoscimento del diritto d'asilo, che, attualmente prevede due anni. L'assunzione straordinaria di 250 specialisti (10,2 milioni di euro l'anno) per rafforzare le commissioni territoriali, comporterà anche il taglio da sei quattro mesi per la decisione. In caso di respingimento, il provvedimento potrà essere impugnato dagli interessati davanti alle nuove sezioni specializzate, che saranno istituite in quattordici tribunali ordinari (Bari, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Lecce, Milano, Palermo, Roma, Napoli, Torino e Venezia) dove magistrati, preparati con corsi specifici presso la scuola superiore di magistratura, in collaborazione con l'alto commissariato per i rifugiati, saranno chiamati a decidere. Non sarà un vero e propri appello, l'udienza camerale prevede l'esame degli atti e della vide registrazione della richiesta. Dopo la seconda bocciatura gli aspiranti rifugiati potranno rivolgersi alla Cassazione.
L'INTEGRAZIONE
I richiedenti, in base alle decisioni di sindaci e prefetture, potranno svolgere lavori di pubblica utilità gratuiti e volontari «in progetti promossi dai prefetti d'intesa con i Comuni. L'obiettivo, ha puntualizzato il guardasigilli Andrea Orlando, è rendere «più snello il procedimento» di richiesta dell'asilo senza tuttavia «indebolire le garanzie».
I RIMPATRI
Saranno creati in tutte le regioni italiane i nuovi Centri permanenti per il rimpatrio, uno per regione, fuori dai luoghi abitati e vicino agli aeroporti. Potranno ospitare 1.600 persone in tutto. «Niente a che vedere - insiste Minniti - con i vecchi Cie, in cui spesso c'era violazione dei diritti. Per evitare problemi, stabiliamo che ci siano poteri d'inchiesta da pare del garante dei diritti dei detenuti». Il decreto introduce inoltre «disposizioni finalizzate a garantire l'effettività dei provvedimenti di espulsione». Nella bozza si stanziano a favore del ministero dell'Interno 19,1 milioni di euro nel 2017 per «garantire l'esecuzione delle procedure di espulsione, respingimento o allontanamento degli stranieri irregolari dal territorio dello Stato». E chi rifiuterà può essere trattenuto in un centro per un periodo di 30 giorni massimo. Il testo non definitivo, non prevede, invece, la possibilità di affondare i barconi usati per il trasporto dei migranti da parte dei comandanti delle navi che operano per il soccorso.
Sono norme, ha spiegato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, «che attrezzano il Paese alle nuove sfide. L'obiettivo strategico non è chiudere le nostre porte ma trasformare sempre più i flussi migratori da fenomeno irregolare a fenomeno regolare, in cui non si mette a rischio la vita ma si arriva in modo sicuro nel nostro Paese e in misura controllata».